Giuseppe Passarelli aveva 19 anni. Era pieno di vita e prestava servizio da appena due mesi come carabiniere ausiliario nell’allora Stazione dell’Arma di Cassano allo Jonio. Il suo obiettivo era quello di diventare carabiniere effettivo, di continuare a indossare per tutta la vita la divisa nera. Il 23 marzo del 1997, però, la vita di Giuseppe veniva stroncata. Inspiegabilmente. Proprio all’interno della caserma dei Carabinieri di Cassano. Da un colpo di pistola alla nuca.
Suicidio: fu questa la sbrigativa archiviazione del “caso” da parte della Procura di Castrovillari.
Ma quel “suicidio” presenta elementi molto strani, stridenti con quella sbrigativa “tesi”.
Attraverso i propri legali la famiglia denuncia sin da subito una lunga serie di quegli elementi strani, chiedendo e ottenendo la riapertura del fascicolo.
Ma, dopo poco tempo, la Procura castrovillarese archivia di nuovo.
In seguito, gli stessi legali della famiglia denunciano il magistrato titolare dell’indagine e si rivolgono, per la riapertura del caso, alla Procura di Salerno competente per giurisdizione. Ma da Salerno, finora, solo silenzio, nessuna notizia. La famiglia di Giuseppe aspetta la “verità vera” sulla morte del loro caro e una giustizia certa. Da ben 16 anni.
Donato “Denis” Bergamini, 27 anni, giovane, bello e statuario calciatore del Cosenza, moriva il 18 novembre del 1989 lungo la Statale 106 jonica all’altezza di Roseto Capo Spulico. In un singolare, stranissimo, incidente stradale: secondo sbrigative indagini che fanno a pugni con ben altre realtà investigative, Denis si sarebbe suicidato lanciandosi sotto le ruote d’un camion in marcia lungo la trafficata arteria.
Il caso-Bergamini, noto come quello de “Il calciatore suicidato” (titolo del libro scritto e dedicato al caso dall’ex calciatore Carlo Petrini, Kaos Edizioni 2001, NDR) ha avuto in questi anni una grande attenzione mediatica a livello nazionale. Oggi è un caso riaperto dalla Procura di Castrovillari e si procede per omicidio, grazie alla tenacia dei familiari della vittima i quali aspettano verità e giustizia da ben 24 anni.
Fazio Cirolla, tranquillo operaio e padre di famiglia, aveva 42 anni: lui è stato inequivocabilmente ucciso da un sicario della ‘ndrangheta, il 27 luglio del 2009, all’interno d’un autosalone di Cassano allo Jonio. Davanti agli occhi del suo bambino.
Fazio però non doveva essere ucciso: la “condanna a morte” della ‘ndrangheta non era rivolta a lui ma ad un altro uomo che per un tragico caso gli somigliava molto.
Pure la giovane vedova ed i figli di Fazio aspettano giustizia, da 4 anni.
Nel ricordo di Giuseppe, Denis e Fazio l’impegno di cittadine e cittadini che hanno scelto di conoscere le loro storie, di stare accanto alle loro famiglie, di chiedere verità e giustizia.
Ieri, presso il Teatro Comunale di Cassano allo Jonio, “Libera – Associazioni, nomi e numeri contro le mafie”, ha tenuto un incontro per coinvolgere il territorio nel percorso del “ricordare per ottenere verità e giustizia”.
Sul palco (foto), Donata Bergamini sorella di Denis, Rosa Cesarino vedova di Fazio Cirolla, Antonio Passarelli papà di Giuseppe, don Marcello Cozzi vice presidente nazionale di “Libera”, Sabrina Garofalo del coordinamento di “Libera” Cosenza, il sindaco di Cassano allo Jonio Gianni Papasso.