Slitta d’un mese l’attesa sentenza nel processo che vede imputati, per omicidio volontario premeditato, il 32enne di San Cosmo Albanese Salvatore Buffone, ed il 31enne di nazionalità rumena Cristian Dulan, per l’uccisione del 52enne Carmine Avato, cognato del primo. Un processo con rito abbreviato che nelle scorse settimane aveva visto la pubblica accusa, incarnata dal procuratore capo di Castrovillari, Eugenio Facciolla, sollecitare al giudice per l’udienza preliminare, Guglielmo Labonia, a seguito d’una lunga ed articolata requisitoria, richieste di pena pari a trent’anni di reclusione per Buffone e diciotto per Dulan.

 

All’apertura dell’udienza che era in programma nella mattinata di ieri per le arringhe da parte dei difensori dei due imputati s’è registrato il colpo di scena, col difensore di Buffone, l’avvocato Chiara Penna, che ha depositato una motivata istanza di rinvio per legittimo impedimento a comparire in aula da parte del proprio assistito, il quale è affetto da uno stato febbrile per come certificato da parte dei medici del carcere ove è detenuto.

Nulla di fatto, dunque, e udienza rinviata al prossimo primo dicembre, quando si terranno le arringhe difensive alle quali seguirà la sentenza nei confronti dei due imputati.

Buffone (foto a sinistra) è accusato d’essere il mandante del delitto – consumatosi proprio a San Cosmo la notte tra il 14 e il 15 novembre di quasi un anno fa a colpi di pistola – mentre Dulan (foto a destra) ne è stato l’esecutore materiale reo confesso. Secondo la ricostruzione della magistratura inquirente, in cambio della prestazione omicida, il rumeno avrebbe ricevuto 500 euro a titolo di “rimborso spese” da Buffone, il quale gli avrebbe fornito pure i motivi per i quali avrebbe voluto la morte del cognato, marito della sorella – maltrattava la famiglia – senza fornire altri particolari ai carabinieri ed al magistrato inquirente. Un fatto di sangue che sarebbe maturato nel contesto familiare ed alla vigilia della prima udienza per la separazione tra la vittima e la propria consorte. Nel corso delle proprie dichiarazioni al pubblico ministero, Dulan aveva raccontato d’essersi ubriacato la sera dell’omicidio. Aveva detto d’avere avuto paura di Buffone. La richiesta d’uccidere il cognato sarebbe arrivata da parte di Buffone un mese prima del delitto. Dulan aveva raccontato che non se la sentiva ma il presunto mandante insisteva. «Salvatore m’ha minacciato se non avessi adempiuto a quello che mi chiedeva», aveva affermato Dulan.

Buffone nel corso dell’ultima udienza era stato lungamente interrogato in aula da giudici e avvocati ed aveva protestato la propria estraneità ai fatti e la propria innocenza. Il reo confesso Dulan, invece, aveva rifiutato di sottoporsi all’esame. I due imputati sono da mesi ristretti in carcere, difesi dagli avvocati Penna e Giuseppe De Luca. Le parti civili costituite in giudizio sono invece rappresentate dagli avvocati Roberto Borrelli, Francesca Aceto, Aldo Zagarese, Salvatore Barca, Valentina Filardi, Francesco Mazzotta e Vincenzo Ferri. 

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