Sì, la buttiamo in politica. Già, proprio in politica, altrimenti non sapremmo di che scrivere, volendo declinare dal proporvi la solfa d’una nostra “lezione” di diritto costituzionale (cosa che nelle ultime settimane hanno fatto cani, porci ed analfabeti d’ogni risma e d’ogni partito) ed aborrendo, soprattutto, il populismo d’avere “salvato la Costituzione repubblicana” ed il relativo, inutile ed inconcludente bla bla bla.

Papale papale: al di là d’ogni suo pur nobile merito, il Referendum costituzionale dello scorso 4 dicembre è stata una consultazione elettorale politica sul Governo di Matteo Renzi, vale a dire sul Governo del Partito democratico. E – se proprio insistete – del suo affamato cagnolino al seguito che risponde al nome di Nuovo centrodestra. Allora mettiamo da parte ogn’ipocrisia costituzionale e costituzionalista e diciamo ciò che va detto. Soprattutto qui nel Sud della nostra Italia, nella nostra Calabria e nel nostro territorio della Piana di Sibari. Dove il Pd è un morto politico ambulante con quattro iscritti e quattrocento dirigenti da strapazzo. Vediamo. Ci sono realtà comunali importanti, per esempio Corigliano Calabro e Rossano, dove iscritti e “dirigenti” del Pd non se li fila proprio nessuno se non per attaccare qualche manifesto o srotolare il red carpet al passaggio dei politicanti cui continuano a fare da zerbini per piccole, medie e grandi prebende (i più coglioni aggratis). E per nessuno s’intende il popolo e gli strati sociali d’esso che il Pd s’autofregia di rappresentare. Abbiamo visto, sentito ed osservato, nelle ultime settimane e nel giorno del voto. E quel giorno abbiamo visto raccattare e raccattato persino lo scarsissimo consenso referendario attraverso le stesse “pratiche” che qualche mese addietro, alle amministrative di Rossano, vedevano transitare furgoncini con a bordo braccianti rumeni con un diritto di voto alle comunali che gli stessi non vedevano l’ora di poter esercitare. Come quel signore 87enne al quale – per sua stessa ammissione al presidente ed agli scrutatori del suo seggio coriglianese – non gliene importava un fico secco della Costituzione repubblicana tantomeno di Renzi e del suo governo: «Se non mi ci portavano per forza, chi li sentiva i miei figli, io sono vecchio e malato, figuratevi quanto me ne importa della politica». Pratiche “marca” Pd uguali, anzi peggiori di quelle emerse anni addietro nelle intercettazioni telefoniche ed ambientali che videro poi sciolti gli organi elettivi del Comune coriglianese per condizionamenti politico-mafiosi. Ah, già, quelli però erano i loro amichetti del centrodestra! Il Pd, o quel che oggi resta d’esso, ha perduto ogni pur minimo contatto con le realtà sociali, ma ha tenuti ben saldi i contatti coi propri caporioni regionali e nazionali che se lo tiene buono buono sui territori somministrando loro ogni tipo di prebende. Ma il popolo, stavolta pure qui da noi, al referendum s’è sentito più che mai libero di sferrare un bel calcio in culo a questi cialtroni nullafacenti. Amen.   

 

 

Di admin

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