Al tentato omicidio di Inzitari interessate ben tre procure

La ‘ndrangheta? C’è e continua ad ingrossare il volume dei propri affari con la droga, le grosse estorsioni, l’usura, riciclandone facilmente i fiumi di denaro sporco che ne ricava investendoli in attività commerciali, nella ristorazione, nell’edilizia e in molto altro ancora. Per il mondo istituzionale e politico è però come se non esistesse. Neppure il fatto che sia tornata a sparare interessa ad alcuno, men che meno che l’abbia fatto in uno dei luoghi più frequentati del teatro del fatto accaduto poco più di ventiquattr’ore fa

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Tra Corigliano Calabro e l’intero comprensorio della Piana di Sibari le cui centinaia di migliaia di cittadini frequentano il centro commerciale I Portali (foto), l’unico ad indignarsi pubblicamente è l’esponente della Cgil Giuseppe De Lorenzo: «Questo è un fatto gravissimo, come altrettanto grave è che per questo atto di violenza o a quanto pare di ‘ndrangheta non si leggano migliaia di commenti di indignazione». Oltre a tale sfogo civile del sindacalista coriglianese e comprensoriale, per il resto il deserto. Qui nella Sibaritide – com’è noto – proprio su Corigliano Calabro e su un altro tra i più grossi comuni del comprensorio, Cassano Jonio, attualmente s’addensano sospetti d’infiltrazioni di ‘ndrangheta nella stessa attività dei municipi, sospetti che hanno indotto il prefetto di Cosenza Gianfranco Tomao ad inviare le commissioni d’accesso agli atti amministrativi dei due enti che rispettivamente tra i prossimi mesi d’agosto e di settembre termineranno gli accertamenti per poi emettere i verdetti. Che potrebbero provocare gli scioglimenti anticipati degli organi elettivi dei due comuni ed i relativi commissariamenti per due anni. Un tipo d’atto che il Comune di Corigliano Calabro ha già “sperimentato” tra il 2011 e il 2013 e che – forse –  non è bastato alla bonifica legale dell’ente.

Il fronte delle indagini relative al gravissimo fatto di ieri sera vedrebbe interessate ben tre procure. Quella di Castrovillari guidata da Eugenio Facciolla per la competenza territoriale, e le distrettuali antimafia di Catanzaro e di Reggio Calabria guidate da Nicola Gratteri e Federico Cafiero de Raho. Già, perché il procuratore Facciolla, magistrato inquirente di lunga milizia passata pure nell’antimafia, avrebbe capito immediatamente che il fallito omicidio del 57enne Pasquale Inzitari, titolare del megastore d’elettrodomestici Expert all’interno de I Portali benché in amministrazione controllata, non può che celare trame di ‘ndrangheta. E si sarebbe consultato subito coi suoi colleghi della Dda giurisdizionale catanzarese, e di quella reggina, perché proprio del reggino è originario Inzitari. Di Rizziconi, comune di quella Piana di Gioia Tauro che negli anni passati ha visto l’uomo, imprenditore e politico di successo, vicesindaco e consigliere provinciale dell’Udc poi candidato pure alle elezioni europee tra le file dello stesso partito, coinvolto in inchieste e processi importanti fino alla condanna definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa ed alla confisca di beni per sessanta milioni d’euro. Come in lutti pesanti per mano ‘ndranghetista, tra cui l’omicidio del figlio Francesco Maria, appena 18enne, ammazzato a Taurianova nel dicembre del 2009. L’omicidio fallito di ieri sera è da ascrivere agli ancora non sopiti aliti delle inchieste e dei processi reggini “Saline” e “Porto degli ulivi”? Toccherà agl’inquirenti di decifrarlo. Come potrebbe emergere magari ben altra pista investigativa, vale a dire quella legata ad ipotetiche inimicizie d’interessi di Inzitari con l’organizzazione di ‘ndrangheta attiva ed operante nella Sibaritide. Una grossa estorsione rifiutata da punire col sangue?

Certo è che gl’ignoti protagonisti scelti per compiere l’azione di sangue fallita dovevano essere dei killer “dell’ultim’ora”, magari proprio alla loro prima volta. Se spediti dal reggino sarebbero stati di certo addestrati “azionisti” abituati a trasferte anche difficili pur coi classici basisti locali e con lo studio d’ogni dettaglio finalizzalo a non sbagliare e soprattutto a non fallire. Killer locali ed inesperti? Chissà.

Le indagini sul campo sono affidate ai carabinieri della locale Compagnia intervenuti sul posto a distanza di pochi minuti. I quali hanno certosinamente repertato i numerosi bossoli e proiettili calibro 9×21 esplosi da quell’unica pistola di colpo inceppatasi ed impugnata dallo sparatore seduto dietro in sella alla potente moto guidata dal complice e che hanno colpito la carrozzeria ed i pneumatici dell’auto guidata dalla vittima rimasta illesa e d’una utilitaria parcheggiata nel luogo in cui è stato aperto il fuoco del fallito attentato. Qualche altro utile indizio alle indagini potrebbe scaturire dalle registrazioni delle numerose telecamere disseminate nell’area del centro commerciale che hanno ripreso le scene del crimine e dalle testimonianze di quanti (tanti) hanno assistito all’agguato.

Ma la chiave di lettura migliore dell’attentato subìto potrebbe e dovrebbe fornirla la stessa vittima.                                       

 

Di admin

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