Lo scannatoio in corso tra Corigliano Calabro e Rossano per o contro la fusione istituzionale ed amministrativa tra i due Comuni oramai ha un folto numero d’attori protagonisti, non protagonisti, esordienti, comparse, nani e ballerine. Si va dai social network, Facebook in ispecie, alle tavole rotonde, fino ai dibattiti ed ai confronti (pure muscolari) tra i litiganti del “Sì” e del “No” in vista del Referendum consultivo popolare del prossimo 22 ottobre

Pochi settori della politica sembrano schierati sul fronte del “No”. A parte i singolari casi del Movimento 5 Stelle a Rossano col “Sì” ed a Corigliano col “No” (ma, appunto, non si tratta d’un partito) e di Forza Italia anch’essa a Rossano per il “Sì” col generalissimo e consigliere regionale Giuseppe Graziano ed a Corigliano per il “No”, tra gli altri partiti che hanno ufficializzato la posizione in favore della fusione vi sono il Partito democratico e Fratelli d’Italia. Il primo governa l’Italia da anni, ma a Rossano rappresenta appena 9 cittadini che l’hanno votato su ogni 100, a Corigliano 13 ogni 100. Il secondo è un partitino d’opposizione al governo nazionale, che a Rossano per una congiuntura favorevole col proprio candidato sindaco ha agguantato il ballottaggio delle ultime comunali perdendolo per una congiuntura sfavorevole, ed a Corigliano è il club degli amici di Giovanni Dima, ex parlamentare nazionale ed ex assessore regionale.

Tale scarsa, scarsissima rappresentatività politica (anche) in tema di fusione ha regalato la palla all’associazionismo ed al “comitatismo” che da queste parti sono tutt’altro che fenomeni spontanei. Tra le associazioni che sponsorizzano la fusione ve ne sono addirittura 100 – c’è chi giura 120, qualcuno 140, ma qui ognuno da i suoi numeri – tra i comitati forse una decina. Successivamente sono sorti comitati contrari alla fusione, a Corigliano molto nutriti di partecipanti, a Rossano molto meno. E le invettive e le accuse reciproche oramai non si contano.

Il coordinamento delle 100 associazioni (o chissà quante) ha messo i propri iscritti in rete attraverso l’oramai irrinnunciabile applicazione per telefonini Whatsapp con un gruppo chiamato “Liberamente fusione”. Esso raccoglie(va) circa duecento numeri telefonici di persone rappresentative di Rossano e di Corigliano, diverse delle quali mai iscritte ad associazioni o comitati per la fusione e cooptate nel gruppo telefonico senza averlo mai chiesto o preteso. Tra queste il sottoscritto, il sindaco di Corigliano Calabro Giuseppe Geraci, il suo vice Francesco Paolo Oranges ed il suo avvocato Mario Elmo. Per tutt’e quattro oggi è stato estratto il “cartellino rosso”. Ci hanno infatti espulsi dal gruppo Whatsapp, epurati. Al sottoscritto è toccato per primo, di buon mattino. Per gli altri tre – distanti milioni d’anni luce dal sottoscritto com’è a tutti noto – nel corso della giornata. Il sottoscritto “reo” di non guardare più con favore la fusione tra Corigliano Calabro e Rossano – per essere precisi la “politica” di questa ipotetica fusione – e d’averlo implicitamente espresso attraverso un paio di post su Facebook. I miei compagni di “sventura” supponiamo per lo stesso primo dei due motivi.

Le epurazioni potrebbero essere state deliberate da quel parallelo gruppo ristretto del coordinamento delle cento associazioni della cui esistenza da tempo ci hanno informati nostre autorevolissime fonti, che si vedrebbe in (mica tanto) gran segreto, oppure da quello ancora più ristretto e più (mica tanto) segreto. Due sette?

Geraci crediamo si sia già graffiato il volto per l’espulsione, Oranges sarà entrato in una chiesa per pregare d’essere riammesso nel gruppo, d’Elmo non immaginiamo la sorte mentre noialtri piangiamo la malasorte da stamane…                                          

 

Di admin

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