Ieri non credevamo ai nostri occhi quando abbiamo visto una bellissima foto che ritraeva tre sorridenti uomini politici in stile tre tenores, i quali, visibilmente soddisfatti, annunciavano cum magno gaudio di aver siglato un accordo di cooperazione politico-elettorale.
Si trattava del leader nazionale di Alleanza popolare, l’agrigentino Angelino Alfano, del vice leader, il cosentino Antonio Gentile, e, udite udite, del fondatore del movimento “Il coraggio di cambiare l’Italia”, il longobucchese naturalizzato rossanese Giuseppe Graziano.
La meraviglia nasce dal fatto che ad urne ancora calde non si può non ricordare che in campagna elettorale il cavallo di battaglia più gettonato e sbandierato, l’argomento persuasivo per eccellenza utilizzato come un vero e proprio grimaldello per convincere gli elettori più riottosi a considerare i benefici della fusione, è stato il seguente: Corigliano Calabro e Rossano unite fanno ottantamila abitanti perciò si affrancheranno per sempre dal giogo che i politici cosentini hanno messo al collo delle due città dalla costituzione della Repubblica sino ad oggi e con la fusione saranno più forti e finalmente libere di autodeterminarsi.
Guarda caso uno dei maggiori propugnatori, anzi sicuramente il più rappresentativo esponente della campagna a favore del “Sì”, è stato il leader del movimento “Il coraggio di cambiare l’Italia”, il consigliere regionale della Calabria Giuseppe Graziano, che in tutti i suoi comizi non ha fatto altro che garantire che con la fusione Corigliano Calabro e Rossano si sarebbero tolti dalle balle una volta per sempre i padroni cosentini urlando a squarciagola slogan coloriti contro lo strapotere di Cosenza.
Tempo due settimane – alla faccia della coerenza e del rispetto degli impegni presi in una campagna elettorale premiata con un risultato (a parte l’altissimo astensionismo) incontestabile, in quattro e quattr’otto si è rimangiato tutto quanto promesso e si è alleato, anzi si è prostrato per non dire altro, addirittura al capo della politica cosentina al quale fino a qualche giorno prima aveva giurato guerra aperta, siglando con lo stesso un mero accordo di potere travestito da cooperazione elettorale e programmaticamente ripieno di aria fritta.
Ripensandoci, non abbiamo scoperto nulla di nuovo, già in tempi non sospetti avevamo scritto che Graziano in primis era alla disperata ricerca di una proiezione parlamentare e già in Consiglio regionale si era distinto per aver saputo ottenere l’incarico di segretario questore con alleanze trasversali disattendo la politica del suo oramai ex partito di appartenenza, Forza Italia.
In conclusione, è evaporata, rapidamente, una delle prime favole dei benefici della fusione. Ci auguriamo con tutto il cuore che tutte le altre, in particolare quelle enunciate in un recente comunicato dal presidente delle “Cento associazioni”, molto simile ad un bel libro dei sogni, non facciano la stessa fine e si realizzino. In ogni caso, raccomandiamo a tutti, ma in particolare agli amici dei comitati del “Sì” che hanno fatta propria la battaglia politica di affrancamento dalle ingerenze politiche del capoluogo, quando si andrà prossimamente a votare, di ricordarsene!