Il 31 gennaio scorso, presso il cine-teatro San Marco di Rossano, in occasione dell’annuncio da parte del presidente della giunta regionale Mario Oliverio dell’avvenuta approvazione della legge regionale istitutiva del nuovo Comune di Corigliano Rossano, il pubblico presente ha potuto assistere ad un insolito teatrino tra il sindaco di Rossano Stefano Mascaro ed il presidente delle cosiddette cento associazioni pro-fusione
Amerigo Minnicelli. L’alterco, sfociato addirittura in una diffida (di cui ci riesce difficile comprenderne il senso) da parte del Minnicelli nei confronti di Mascaro, la dice lunga sul clima di tensione che si respira tra gli artefici del progetto fusionista, e si badi bene che i due protagonisti fanno parte della stessa corrente di pensiero che ha sempre spinto affinché il progetto di fusione andasse a buon fine. Ma allora perché questo nervosismo, perché questa glacialità nei rapporti personali? Possiamo solo immaginarlo, visto che sono tanti i galli ed i galletti (qualcuno un po’ in disarmo) che si agitano nei rispettivi pollai al fine di poter diventare sindaco del nuovo grande Comune.
Nella disputa, confessiamo che la nostra simpatia, questa volta, va a Stefano Mascaro per il semplice motivo che è il rappresentante eletto del popolo ed è giusto che le istituzioni abbiano un peso prevalente rispetto a un qualunque rappresentante, sia pur autorevole, di solo una parte di società civile. Pertanto, bene ha fatto il sindaco di Rossano, forse alzando un po’ troppo la voce, a rimarcare il suo primato. Naturalmente ci auguriamo che gli animi si plachino e che tutti insieme ci si metta al lavoro per un’impresa difficile, molto difficile, ma tutti, sia a Corigliano sia a Rossano, devono mettersi in testa che indietro non si torna ed i preventivati possibili ricorsi non avrebbero altro effetto che ingenerare dubbi ed incertezze nella popolazione e rallentare un treno oramai in corsa.
Una raccomandazione alle due amministrazioni comunali uscenti, alle associazioni, al commissario che verrà: la parola d’ordine deve essere “concertazione”, niente fughe in avanti degli uni o degli altri, si stabiliscano regole eque e condivise, altrimenti si rischia di creare una città disarticolata, disomogenea, con pericolosi strati di odio sociale. E questo non ce lo possiamo proprio permettere.