Non solo politici “di vecchio conio” tra i 195 indagati della maxinchiesta giudiziaria Flumen luto (dal latino, Fiume di fango) cui il procuratore di Castrovillari Eugenio Facciolla fece prendere le mosse all’indomani della drammatica alluvione del 12 agosto 2015 a Corigliano Rossano, solo e soltanto per caso fortuito non tragica, vale a dire senza perdita di vite umane. Già, perché c’è pure il “nuovo che avanza” tra gli odierni accusati di concorso nel disastro ambientale colposo, l’evento del 12 agosto 2015 appunto, causato dalle condotte illecite riconducibili ai reati che Facciolla ed il suo sostituto Valentina Draetta contestano a vario titolo a ciascuno degl’indagati.
Al numero 148 della rubrica di costoro, contenuta nel decreto di sequestro preventivo urgente, un atto di 43 pagine emesso dalla Procura ed eseguito giovedì mattina scorso da parte dei carabinieri nei loro stessi confronti, figura il nome d’un esponente del Movimento 5 Stelle cittadino. Si tratta di Alfonso Celestino, 43 anni, titolare d’un ufficio di posta privata in quel di Rossano. Candidato al Consiglio comunale nelle elezioni del 5 giugno 2016 al “grido di battaglia” della moralizzazione delle condotte sociali e della vita politica dell’ex Città di Rossano che dallo scorso 30 marzo insieme all’ex Città di Corigliano Calabro ha dato vita alla Città unica di Corigliano Rossano. E – solo e soltanto per caso fortuito come l’alluvione dell’anno precedente alla sua candidatura comunale non provocò la perdita di vite umane – per il noto e singolare sistema di reclutamento dei candidati a tutti i livelli del M5S oggi Alfonso Celestino non siede in Parlamento come quattro suoi fortunati concittadini.
L’esponente del M5S di Corigliano Rossano – tra i più attivi e battaglieri, ci dicono – secondo le accuse del procuratore Facciolla e del sostituto Draetta avrebbe concorso al disastro colposo del 12 agosto 2015 attraverso una costruzione abusiva in un’area ad alto rischio idrogeologico del rossanese.
Sarà questo il motivo politico per il quale il M5S locale, oggi forte d’essere al Governo dell’Italia e con quattro parlamentari tutti residenti nella Città di Corigliano Rossano, sulla maxinchiesta Fiume di fango non ha proferito verbo? Quando il movimento era “di lotta” si sarebbe certamente buttato a pesce appena un secondo dopo il primo lancio d’agenzia di stampa nel mare magnum della speculazione politico-giudiziaria. Ma ora che è “di governo”…
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