«La pedagogia della delinquenza s’insegna a Roma e s’impara a Cosenza», o a Corigliano Rossano. Il virgolettato è una nostra reminiscenza di tanti anni fa, quando, da liceali politicizzati, eravamo costretti a scontrarci ideologicamente con un nostro professore d’educazione fisica e d’estrema destra, proprio quella del virgolettato politicamente intransigente sotto il profilo morale verso la politica stessa e la pubblica amministrazione, altro che il garantismo d’oggi più sciacallo del peggiore giustizialismo! Veniamo al dunque: due maxinchieste giudiziarie in pochi giorni – proprio in questi ultimi giorni – hanno travolto il Comune di Corigliano Rossano, nato neppure quattro mesi fa dalla fusione degli ex Comuni di Corigliano Calabro e di Rossano.
La prima, denominata Flumen luto (dal latino, Fiume di fango) riguarda le responsabilità che la magistratura inquirente della Procura di Castrovillari ritiene d’avere individuato in capo a 195 persone – in testa 4 ex sindaci dei due ex Comuni, dirigenti e funzionari dell’attuale Comune unico, notissimi e facoltosissimi imprenditori edili, privati cittadini che hanno edificato le loro abitazioni abusando del territorio laddove le leggi inibivano loro assolutamente qualsivoglia edificazione, in buona compagnia di presidenti, dirigenti e funzionari della Provincia di Cosenza, della Regione Calabria e dei loro enti carrozzone quali l’inutile e finalmente soppressa Polizia provinciale ed il cosiddetto Consorzio di bonifica che da qualche tempo ha cambiato il nome ma non la pelle. La maxinchiesta in questione riguarda la catastrofica alluvione del 12 agosto 2015, che ha rappresentato il primo vero quanto nefasto atto di fusione tra Corigliano e Rossano.
Al netto delle presunte responsabilità penali individuali – tutt’e 195 sono comunque accomunati dall’accusa di disastro ambientale colposo – i 77 mila e 100 abitanti di Corigliano Rossano, tutti, sapevano nel mentre, ne hanno avuto conferma il 12 agosto 2015 e ne sono ancor più consapevoli oggi alla luce delle autorevolissime relazioni tecniche di cui s’è avvalsa la Procura, che del territorio, e – cosa assurda – delle sue angolature ad alto ed altissimo rischio idrogeologico s’è abusato per anni ed anni. Oggi in modo irreparabile nonostante i 100 sequestri, e – aggiungiamo noi – le auspicabili demolizioni, come ha pubblicamente riconosciuto lo stesso capo della Procura di Castrovillari Eugenio Facciolla. E per fortuna non c’è scappato il morto, come sarebbe stato logico considerate le centinaia d’immagini fotografiche di quel disastroso giorno e di quelli a seguire rimaste impresse, oltre che sulla rete di Internet, negli occhi d’ogni singolo residente. Non sulla coscienza, su quella proprio no, perché se ognuno dei 195 indagati si ritiene innocente fino a prova contraria, e tra se e se pure oltre quella prova se e quando essa vi sarà, figuriamoci noialtri!
Le denunce su quanto negli anni era avvenuto a Corigliano Rossano – quelle pubbliche sugli organi d’informazione e quelle vere e proprie in Procura – erano infatti giunte da fuori Corigliano Rossano: da parte delle associazioni nazionali Legambiente e Libera e dalla testata giornalistica nazionale Sky Tg24, citate pubblicamente da Facciolla in conferenza stampa.
Ma pure tra gl’indigeni più di qualcuno le aveva dette certe cose, scomode a tanti “qualcuno” come pure alla coscienza di molti, non di tutti. Tra questi certa stampa. Che, attraverso le notizie – spesso tra durissime polemiche coi potentati politico-economici di turno e costantemente sotto attacco per le vie giudiziarie – ha cercato di tenere alta la guardia su uno spettro molto ampio di questioni. Tra queste il bollentissimo pentolone di ritenuta corruzione presso il municipio dell’ex Comune di Corigliano Calabro, per giungere alla seconda maxinchiesta denominata Comune accordo che l’altro ieri ha visto ancora una volta il procuratore Facciolla illustrarne i contorni in conferenza stampa.
Pure qui, al netto delle responsabilità individuali d’ognuno dei 55 indagati tra funzionari comunali e titolari d’imprese aggiudicatarie di pubbliche (o private?) gare d’appalto, di pubbliche (o private?) gare per forniture, e d’affidamenti diretti di lavori ad alcuni solisti, in ottima compagnia dell’assessore comunale ai Lavori pubblici e d’alcuni professionisti direttori di quei lavori pubblici, c’interroghiamo retoricamente se vi sia qualcuno che non sapesse e non sospettasse affatto del “sistema” descritto pubblicamente da Facciolla sulla scorta delle 998 pagine della maxinchiesta. E se qualcuno fino all’altro ieri aveva creduto alla favoletta rosea che l’ex Comune di Corigliano Calabro fosse vergine immacolato santissimo e non fosse scampato allo scioglimento per effetto del processo di fusione in atto col Comune di Rossano, l’altro ieri anche per lui è suonata la sveglia da quelle stesse narcotiche balle.
Leggete, solo per fare un esempio emblematico, cosa scriveva AltrePagine il 14 luglio del 2017 – esattamente un anno fa – proprio in merito all’indagine giudiziaria per corruzione sul conto d’un (oggi ex) assessore comunale (la maxinchiesta “Comune accordo” è durata esattamente un anno e sei mesi) e, subito dopo, la replica di smentita del (oggi ex) sindaco con annuncio di querela, quest’ultima mai formalizzata all’autorità giudiziaria. Questo per ricordare a noi stessi ed informare l’ex sindaco che al professore d’educazione fisica – noi – preferivamo di gran lunga quello di storia e di filosofia. Che tra le prime cose ci parlò di Socrate e del “so di non sapere”. Quello di Socrate.
Corigliano | Assessore comunale indagato per corruzione?
Corigliano | Geraci? Noi l’abbiamo già querelato per calunnia!