Sgombriamo subito il campo da eventuali equivoci: un avvocato penalista fa il proprio lavoro e – se ben preparato (e soprattutto ben pagato) – in presenza dei presupposti di fatto e di diritto riesce ad ottenere un utile risultato per il proprio assistito/cliente. Purtuttavia, in questi giorni, abbiamo letto degli eccessi di trionfalismo da parte di taluni avvocati di taluni indagati nell’ambito della maxinchiesta condotta dal procuratore di Castrovillari Eugenio Facciolla, denominata Comune accordo.

Una grossa ed importante indagine sulla ritenuta esistenza d’un illecito “cartello” d’imprenditori attivi nel settore degli appalti pubblici e delle pubbliche forniture che avrebbe presieduto, governato e truccato numerose ed importanti gare tenutesi presso l’ex Comune di Corigliano Calabro – oggi fuso con Rossano nel nuovo Comune di Corigliano Rossano – in combutta con un altro nugolo di persone, senza le cui ritenute complicità la “storia” non vi sarebbe stata. E parliamo di qualche politico assurto al ruolo di pubblico amministratore, ma soprattutto di pubblici funzionari dipendenti dell’ex Comune di Corigliano Calabro ed oggi del Comune di Corigliano Rossano, che sono e restano sospesi dal loro lavoro. Ed è proprio in tale ambito che abbiamo letto delle dichiarazioni palesemente eccessive da parte di taluni legali, taluni spintisi persino ad elencare i brillanti curricula dei loro clienti. Nei quali la cosa che oggi “brilla” di più è proprio la maxindagine del procuratore Facciolla che li fa emergere come dei funzionari pubblici infedeli, asserviti ad interessi privati, addirittura illeciti, e/o facenti parte della ritenuta “cricca” imprenditoriale pappa-appalti. E lo diciamo senz’ipocrisia, al netto delle singole presunte responsabilità penali individuali ovviamente tutte da dimostrare nell’eventuale futuro dibattimento processuale.

Le dichiarazioni palesemente eccessive di taluni avvocati sono state rilasciate a seguito dei positivi esiti che gli stessi hanno potuto registrare presso il Tribunale del Riesame di Catanzaro che ha annullato le misure cautelari privative della libertà personale d’un consistente numero d’indagati ad esse sottoposti per ordine del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Castrovillari Luca Colitta, sulla scorta delle richieste lui indirizzate dal procuratore Facciolla e ben più severe proprio nei riguardi dei pubblici funzionari del Comune di Corigliano Rossano. I giudici del Riesame, in pratica, hanno ritenuto insussistenti i pericoli di fuga, di ripetizione degli stessi reati e d’inquinamenti delle prove già acquisite dal procuratore da parte degli stessi indagati, e quindi non confacenti con le restrizioni al costituzionalmente fondamentale diritto umano alla libertà personale degli stessi. Letto con oggettiva obiettività giuridica, il fatto di questi giorni è questo. E non è un fatto assolutorio, come molti tra i nostri stessi lettori hanno percepito, commentando ironicamente e come suol dirsi che “sta finendo a tarallucci e vino”. Non è così. Con buona pace di chi ai giustizialisti – aggettivo sostantivato plurale che deriva da una delle parole più belle del dizionario della lingua italiana, “giustizia” – preferisce le colombe bianche d’una pace magari senza giustizia. E non v’è pace, senza giustizia.

In uno dei suoi scritti più forti ed efficaci, e quindi in uno dei più belli, il più grande intellettuale del Novecento italiano, Pier Paolo Pasolini (foto), affermava con sicurezza estrema di sapere, di conoscere uno ad uno i nomi dei responsabili che la storia italiana – compresa quella giudiziaria – ha occultato in ordine a fatti gravissimi di quella stessa storia italiana che continua ad avere degli enormi buchi neri. Pur nella nostra assai modesta caratura intellettuale e ridotta questa storia alle dovute proporzioni delle nostre infauste latitudini, la gestione degli appalti pubblici, delle pubbliche forniture, della prestazione di pubblici servizi e tant’altro presso l’ex Comune di Corigliano Calabro, per noi (e per tantissimi altri) che quotidianamente non viviamo sul pianeta Marte bensì sulla terra di Corigliano Rossano – altro che giustizialismo! – neppure necessita d’un (maxi)processo. Per il procuratore Facciolla, invece, crediamo proprio di sì. 

           

Di admin

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