La Cassazione mette fine a una vicenda che ha visto protagonista Rafael Cofone
Prende i soldi e scappa. Non è il titolo d’un film rocambolesco, ma una storia vera. Che ha portato alla condanna del titolare di un’agenzia d’amministrazioni condominiali. Il quale ha distratto, con ogni probabilità per finalità proprie, la cospicua somma che giaceva nel fondo cassa d’uno stabile condominiale dello Scalo coriglianese, a Corigliano Rossano, il “Palazzo Amato”.
Si tratta di Rafael Cofone, 46 anni (foto), residente ad Acri ove ha la sede principale la propria società d’amministrazioni condominiali operante pure in altri importanti centri urbani della provincia di Cosenza. Tra cui Corigliano Rossano, appunto. A seguito della circostanziata denuncia da parte dei condomini, il professionista, una volta imputato, ha buscato dapprima la condanna da parte dei giudici del Tribunale di Castrovillari, il 22 luglio del 2015, poi confermata dalla Corte d’appello di Catanzaro, il 19 settembre del 2017, ed oggi passata in giudicato, e, quindi, definitiva, dopo che i supremi giudici della Corte di Cassazione hanno dichiarato inammissibile il suo ricorso per il terzo ed ultimo grado di giudizio in ordine proprio alla sentenza d’appello che confermava quella emessa dai primi giudici.
La suprema corte ha dunque scritto la parola fine su questa vicenda processuale di Rafael Cofone (ve ne sarebbero delle altre). Dagli esiti processuali cristallizzati nella definitiva sentenza di condanna, risulta che l’amministratore condominiale s’è appropriato della somma di 20.778 euro: tutte quote condominiali dei proprietari e residenti nei vari appartamenti del “Palazzo Amato”. L’uomo è stato perciò condannato a due mesi di reclusione (con la sospensione condizionale della pena) e 200 euro di multa, oltre che alle spese processuali per i primi due gradi di giudizio.
Nel dichiarare inammissibile il ricorso in Cassazione, gli “ermellini” della seconda sezione penale del “palazzaccio” romano di Piazza Cavour (foto qui in alto) l’hanno altresì condannato al pagamento delle spese processuali e della somma di 2 mila euro in favore della Cassa delle ammende. Cofone è stato difeso dall’avvocato Sergio Algieri del foro di Cosenza.