L’altra verità. È quella del 30enne coriglianese accusato d’atti persecutori nei confronti d’una dottoressa d’un Centro di salute mentale pubblico della provincia di Bologna, destinatario, nei giorni scorsi, d’un provvedimento della magistratura che dispone nei suoi confronti il divieto d’avvicinamento e di comunicazioni telefoniche con la presunta vittima. La versione del presunto stalker è pervenuta con una e-mail al nostro Blog di Corigliano:

«Egregi, non intendo in alcun modo sindacare il vostro modo di fare giornalismo, ma mi preme di fare alcuni appunti. Mi qualifico: sono il trentenne interessato del presunto stalking alla dottoressa. La prima cosa che mi preme dire è che avete accentuato ed enfatizzato il fatto che la presunta vittima sia una donna. Fosse stato un uomo sarebbe stata la stessa cosa, anzi sarebbe stato più facile per lui capire il danno prodotto. La seconda è che non conoscete i dettagli, per esempio il fatto che l’utenza telefonica l’aveva lasciata proprio la dottoressa in reperibilità per i propri pazienti su un sito Internet, ed aveva la facoltà di “bloccarmi”. Le mie minacce non sono mai state di morte, ma sempre di azioni legali. La dottoressa stessa è da me accusata di lesioni gravissime nei miei confronti. Magari si trattasse di disfunzione erettile, di impotenza insomma, che è comunque curabile: i danni causatimi dalla dottoressa, iniettandomi farmaci potentissimi, inopportuni persino per le sue diagnosi (che in un altro Centro di salute mentale hanno annullato) sono di altra natura e ben più gravi e mutilanti. Questi farmaci mi sono stati somministrati in contemporanea, mentre sui “bugiardini” degli stessi ne è espressamente vietata la somministrazione contemporanea e sono anzi stabiliti degli intervalli necessari tra un farmaco e l’altro.

 

Ovviamente io ho tutte le certificazioni, compresa una risonanza magnetica per un adenoma che è un effetto collaterale di uno di questi farmaci, regredito con la sospensione dello stesso, ma che ha lasciato il segno fisico. Si tratta di un gravissimo caso di malasanità (non accadono solo da noi al Sud) di cui fino alla conclusione delle vicende giudiziarie non vorrei parlare, date le immani sofferenze psicofisiche che ho già patito. In tribunale contro la dottoressa vincerò io: i magistrati hanno tutte le conversazioni con le mie minacce: “Ti voglio in galera”, dicevo alla dottoressa. Vi pare che io, voi, o qualunque cittadino abbia il potere di mettere in galera qualcuno a proprio piacimento?».

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Di admin

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