Persi 130 milioni di euro e 350 posti di lavoro. Trasferiti i due magistrati che avrebbero potuto far luce sulla vicenda e indagini al palo
Un fallimento in Umbria ed uno in Calabria. A pagare sono 350 lavoratori e i creditori su cui pendevano circa 130 milioni d’euro dei debiti del “Gruppo Novelli”. Il suo marchio più celebre è “Ovito”, presente negli scaffali di buona parte dei supermercati italiani. Le sue aziende, in crisi dal 2012, si occupano di produzione di uova, pane, mangimi e vini. Gli eredi della famiglia Novelli si sono visti strappare al tavolo del Ministero dello Sviluppo economico tutte le aree di business, in blocco, al prezzo simbolico d’un euro. Erano contrari alla vendita, ma possedevano ormai soltanto il 3% delle quote, ed il presidente del consiglio d’amministrazione voluto dalle banche, il calabrese Alessandro Musaio, ritenne fosse la scelta migliore per «preservare la continuità aziendale» ignorando le altre offerte.
L’obiettivo delle istituzioni presenti al tavolo tecnico era quello di «salvaguardare i livelli occupazionali». Che però porterà ad una raffica di licenziamenti e cassintegrazioni. Da oltre 500 dipendenti, si passa ai 150 lavoratori oggi in forze. L’affare viene siglato al Ministero col responsabile della struttura per la Crisi d’impresa Giampietro Castano, il quale presenta l’offerta come la più «tutelante» alla presenza dei membri del consiglio d’amministrazione del gruppo Novelli (Musaio, Tarozzi ed Alfieri) ed i delegati delle Regioni Umbria, Lazio, Lombardia, dei Comuni di Terni, Amelia, Spoleto, della Coldiretti Viterbo, Umbria e dei sindacati. Nessuno però s’accorge che ad acquistare debiti, crediti e lavoratori è un’azienda calabrese, della costa jonica cosentina, fondata poche ore prima. È la “Alimentitaliani Srl” del gruppo “iGreco”di Cariati, noto per aver ampliato a dismisura le proprie società acquisendo imprese in amministrazione giudiziaria come le cliniche “La Madonnina”, “Sacro Cuore”, “Madonna della Catena” o l’Hotel Ariha di Rende, attraverso le consulenze di tale Fernando Caldiero in veste o di commissario liquidatore o di curatore fallimentare. Il 6 dicembre del 2016 entra nell’economia umbra e “compra”, a solo un euro, 130 milioni d’euro di debiti e 204 dipendenti. Dopo poche settimane, “Alimentitaliani” cede i rami d’azienda del gruppo Novelli più redditizi: al 90% vengono acquisiti dalla “Poderi” di Tommaso Greco, al 10% da Cataldo Greco. Trecentocinquantamila euro di partecipazioni transitate da “iGreco” a… “iGreco”! Nel frattempo, il 27 aprile del 2017, il Tribunale di Terni dichiara il fallimento del gruppo Novelli. “Alimentitaliani” presenta istanza di concordato al Tribunale di Castrovillari proponendo il pagamento di 120 milioni d’euro alle banche in 24 anni, 7 milioni d’euro in 7 anni per gli altri creditori. Il piano supera ampiamente il termine di durata ragionevole, previsto in un massimo di 5 anni, manca il bilancio, ma in compenso viene presentata la lettera d’impegno con cui “Ospedali riuniti” s’offre a garanzia del concordato di “Alimentitaliani”. “iGreco” fungerebbe così da garante per… “iGreco”! Con Saverio Greco socio in “Fattorie Greco”, “Ospedali Riuniti” ed “Alimentitaliani”. Insieme a lui a sedersi al tavolo del Ministero per chiarire cosa stia succedendo sono il suo commercialista Francesco Cribari e Lucio Grandinetti (addetto alle gestione personale di “Alimentitaliani” e di tutte le imprese del gruppo “iGreco”), il funzionario del Ministero Castano e l’allora viceministro Teresa Bellanova, oggi ministro all’Agricoltura.
Il Tribunale di Castrovillari chiede il fallimento. Svuotata dalle parti produttive, l’azienda non può coprire alcun debito. Sentenza a cui “iGreco” s’oppongono, ma che verrà confermata dalla Corte d’appello di Catanzaro su richiesta del procuratore generale Otello Lupacchini che sostenne le tesi della Procura di Castrovillari. Tra i curatori fallimentari appare ancora Fernando Caldiero – da sempre vicino al Partito democratico – il quale non è nuovo nella curatela di procedure simili per la famiglia Greco. Intanto l’indagine per bancarotta fraudolenta avviata dalla Procura di Castrovillari porta nel marzo del 2018 al sequestro da parte della guardia di finanza della Compagnia di Rossano delle tre aziende produttive del gruppo Novelli trasferite al gruppo “iGreco” e della stessa azienda madre “Alimentitaliani”. Affidate sempre alla curatela di Fernando Caldiero. Gli accertamenti delle fiamme gialle lasciano ipotizzare che il politico del Partito democratico Ferdinando Aiello (attualmente indagato per corruzione aggravata in atti giudiziari assieme al magistrato Vincenzo Luberto), Saverio e Giancarlo Greco siano in costante contatto. Tant’è che sembrerebbe fossero insieme a Roma ad interloquire in prima persona con gli uffici ministeriali per l’acquisizione del gruppo Novelli.
L’ex procuratore di Castrovillari Eugenio Facciolla
Le indagini s’inseriscono nel contesto più ampio di un’inchiesta mai portata a termine, in cui la Procura di Castrovillari diretta da Eugenio Facciolla nel fare luce sulla bancarotta formula come ipotesi di reato il finanziamento illecito ai partiti ed il riciclaggio. Dello sviluppo delle indagini sarebbe poi stato informato il procuratore generale della Corte d’appello di Catanzaro Lupacchini. Entrambi sono stati allontanati per disposizioni disciplinari dal Consiglio superiore della magistratura. Tra le persone coinvolte, oltre all’ex parlamentare Ferdinando Aiello, rappresentanti di spicco del Partito democratico calabrese e nazionale, un ex ministro, un ministro ancora in carica, alcuni soggetti appartenenti alle forze dell’ordine e due magistrati. Non è da escludere che l’operazione avrebbe potuto avere ripercussioni sulle elezioni regionali dello scorso 26 gennaio, sulla tenuta del Governo e sulla credibilità dei magistrati della Procura di Catanzaro.