Dal “sogno” infranto del polo Covid-19 al risveglio vero: meno servizi e meno reparti

 

di Fabio Buonofiglio

«Priorità assoluta agli ospedali hub, con l’obiettivo di potenziarli. Negli ospedali spoke non saranno previsti i poli Covid-19 per ragioni di sicurezza, perché dobbiamo evitare il proliferare di contagi». La presidente della Regione Calabria Jole Santelli ha dunque dettato la linea, ieri, durante il suo intervento alla prima seduta del Consiglio regionale. E quanti stavano già fantasticamente lavorando per creare un polo Covid-19 all’interno del presidio ospedaliero “Nicola Giannettasio” di Corigliano-Rossano possono deporre ogni armamentario. Mentre la governatrice Santelli parlava, in quel di Reggio Calabria, nel “Giannettasio” andava in scena il sopralluogo del commissario dell’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza Giuseppe Zuccatelli, del sindaco della città Flavio Stasi, del responsabile provinciale del 118 Riccardo Borselli, del direttore sanitario dello stesso spoke Pierluigi Carino, e del dirigente medico dell’Asp Giovanni Malomo.

 

Ciò al fine di verificare la validità dei percorsi per raggiungere il luogo fisico già individuato per allocarvi l’emergenziale reparto Covid-19, e capire quali risorse sarebbero servite per la sua attivazione in assoluta sicurezza. Un sopralluogo inutile.

 

«Al commissario Zuccatelli ho espresso e sottolineato l’esigenza d’interventi importanti per garantire la sicurezza dei cittadini e degli operatori sanitari, sia in relazione all’emergenza Covid-19 sia in relazione alla necessità di mantenere attivi i servizi principali del “Giannettasio” come dell’altro presidio, il “Guido Compagna”, e, compatibilmente con l’oggettiva difficoltà di queste settimane, anche in relazione ad un sistema sanitario calabrese certamente non perfetto già prima del Coronavirus, sono certo che le risposte per la nostra città e per il territorio arriveranno». Cristallizziamo questa dichiarazione del sindaco Stasi. Già, perché nelle settimane e nei giorni scorsi l’emergenza Coronavirus ha provocato immotivate e per nulla ragionate chiusure di servizi sanitari importanti nell’ospedale spoke cittadino.

 

Il “Compagna” di notte

 

Ultime della serie – una pratica che va avanti da svariati mesi e che potremmo oramai definire infinita – la chiusura serale e notturna d’uno dei due Pronto soccorso, quello del “Compagna”, e l’ancor più paradossale chiusura del reparto di Neurologia anch’esso allocato nel “Compagna”, motivata “a mano libera” proprio con l’“emergenza Covid-19” dal direttore sanitario Carino per trasferire in blocco l’irrinunciabile personale infermieristico specializzato del reparto e mandarlo chi in Medicina chi in Pediatria, mica a rinforzare l’organico paramedico del Pronto soccorso chiuso di notte o del fantasticato sogno infranto dalla presidente Santelli di quel polo Covid-19 che ogni singolo cittadino di Corigliano-Rossano oramai desiderava al pari di vincere il jackpot del Superenalotto.

 

Siano seri, una volta per tutte, tutti gli attori istituzionali della sanità cittadina. Gli 80 mila coriglianrossanesi e gli oltre 200 mila cittadini del comprensorio della Sibaritide, fin quando la Regione Calabria non decide veramente di costruire il nuovo ospedale – già programmato, finanziato, progettato e tutto il resto, e sul quale politica ed istituzioni regionali e locali continuano indisturbati solo a masturbarsi – necessitano ardentemente di strutture sanitarie attive ed efficienti. E allora siamo sicuri che saranno tutti pronti a chiamarle spoke, hub, covid-19, 20, 21, o come cazzo altro vorranno politici e rappresentanti istituzionali. direttore@altrepagine.it 

 

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