Le direttive dell’ergastolano Giuseppe Farao nelle motivazioni della sentenza “Stige”

 

di Fabio Buonofiglio

Depositate le motivazioni della sentenza di primo grado con la quale lo scorso 25 settembre il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Catanzaro Giacinta Santaniello ha condannato col rito abbreviato 66 persone – con pene fino a 20 anni di reclusione – nell’ambito del maxiprocesso denominato “Stige” che era scaturito dall’inchiesta del procuratore distrettuale antimafia Nicola Gratteri contro capi e gregari del “crimine” di Cirò, una delle più potenti organizzazioni criminali di ‘ndrangheta della Calabria. Numerose sono le fonti di prova che «consentono di ritenere assolutamente provata, al di là di ogni ragionevole dubbio» l’esistenza e la vitalità della cosca Farao-Marincola, «non solo sul territorio di origine ma anche su quelli via via colonizzati nel corso degli anni».

 

E ancora: «…l’associazione si è dedicata a vigilare sulle attività economiche del territorio e a condizionarle, sia attraverso le attività estorsive sia gestendo in condizione di monopolio di fatto interi settori imprenditoriali e commerciali». Così s’esprime il gup Santaniello. Le motivazioni della decisione del giudice sono contenute in 1.252 pagine, che trattano i vari aspetti del processo. La sentenza è suddivisa in 15 capitoli nei quali vengono analizzati tutti gli argomenti trattati nei capi d’imputazione relativi al maxiprocesso. Il “crimine” di Cirò è un’importante articolazione della più vasta “provincia” di Crotone, che vede al suo vertice il boss Nicolino Grande Aracri, cui lo stesso “crimine” è legato come in una sorta di cartello criminale unitario. Una “provincia” che svolge la sua influenza nel cosentino e che s’estende fino al catanzarese.

 

Il gup nella motivazione della sentenza riporta una serie di colloqui avvenuti in carcere – e intercettati su disposizione dei magistrati inquirenti – tra il boss Giuseppe Farao ed i suoi familiari. Colloqui che forniscono uno spaccato delle strategie operative del locale cirotano e dei rapporti sul territorio calabrese con altre consorterie contigue. Colloqui che dimostrano la vitalità della cosca, malgrado i suoi capi, i fratelli Silvio e Giuseppe Farao, fossero in carcere, oggi entrambi ergastolani. Le intercettazioni hanno consentito di dimostrare non soltanto che il sodalizio è coeso, ma che rimane diretto dai fratelli Farao e da Cataldo Marincola, nonostante siano dietro le sbarre, nominando per la gestione degli affari Pino Sestito, Ciccio Castellano, Marino Cariati, Giuseppe Spagnolo detto Peppe ‘u bandito e Salvatore Morrone detto ‘U biondo, in costante rapporto coi figli di Silvio e Giuseppe Farao, ai quali passavano informazioni da veicolare ai capi detenuti. Ed erano questi ad avere l’ultima parola su ogni tipo di decisione.

 

Il figlio del boss Francesco Farao oggi pentito 

 

Nonostante il capocosca insistesse coi figli affinchè trovassero lavoro – un modo per sottrarli all’attenzione degli “sbirri” – l’invitasse ad assumere sempre un atteggiamento cauto e a non parlare esplicitamente al telefono o all’interno delle autovetture per evitare d’essere intercettati, sono proprio le intercettazioni a rivelare lo stile di vita consigliato dal boss: «Ormai i tempi sono cambiati, devono andare gli altri per voi, perciò quando c’è qualcosa, venite qua e gli ordini li dò io e basta». A tutto il resto ci avrebbero pensato gli altri appartenenti alla cosca, deputati a reggere il clan facendo le veci dei reggenti detenuti. E Giuseppe Farao consigliava ai congiunti di coltivare i rapporti con esponenti d’altre ‘ndrine, in particolare con quella di Corigliano, con cui era «necessario mantenere l’amicizia», dando precise indicazioni sui buoni rapporti da tenere con la famiglia Marinaro. 

 

Francesco, uno dei figli di Giuseppe Farao, ha collaborato coi magistrati antimafia impegnati proprio nella maxi-inchiesta “Stige” ed il gup Santaniello nelle motivazioni della sentenza lo ritiene pienamente credibile. L’ex rampollo – tra l’altro – ha “rinnegato” i Farao. direttore@altrepagine.it

 

 

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