Il “Giannettasio” non è affatto pronto a dispetto della decisione del commissario Asp Zuccatelli. Ecco perché

 

di Fabio Buonofiglio

Era sembrato tutto pronto perché il presidio rossanese “Nicola Giannettasio” dell’ospedale spoke di Corigliano-Rossano potesse accogliere i pazienti affetti da Covid-19 eventualmente provenienti tanto dalla terza città della Calabria quanto dal resto del vasto comprensorio della Sibaritide, ma la recente delibera, la n° 379 emessa mercoledì scorso dall’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza a firma del commissario straordinario Giuseppe Zuccatelli attraverso la quale s’istituisce il “polo Covid-19” stenta e chissà per quanto stenterà ancora a sortire i suoi “effetti pratici”. Vediamo.

 

Nel nosocomio rossanese – secondo i dettami della delibera – i medici dovranno classificare i pazienti sui quali grava il sospetto d’avere contratto il Coronavirus, e in caso di positività al test a tampone vi saranno poi ricoverati. I lavori per la messa in opera delle strutture necessarie allo scopo vanno avanti da tempo. Il sindaco della città Flavio Stasi nei giorni scorsi s’era recato nel presidio ospedaliero per effettuare un sopralluogo ed una ricognizione della rimodulazione dei reparti, ascoltando le richieste del personale sanitario. Nel testo della delibera si legge che «è necessario realizzare 10 posti letto di Pneumologia Covid dedicati, 10 posti letto di Terapia intensiva e sub-intensiva respiratoria», ovverosia la Rianimazione per i Covid19, e «10 posti letto di riabilitazione cardio-respiratoria». Nel “Giannettasio” esistono già 4 posti letto di Rianimazione (Unità operativa semplice), ma nel progetto dell’Asp è previsto un ampliamento, fino a 10. La Pneumologia sarà temporaneamente affidata al dottor Giampaolo Malomo, già responsabile della Pneumologia territoriale dell’Asp.

 

Il recente sopralluogo del sindaco Stasi

 

L’obiettivo dichiarato del commissario Zuccatelli è quello d’evitare il sovraffollamento dell’ospedale hub dell’Annunziata di Cosenza, attraverso l’organizzazione delle degenze e con percorsi dedicati ai pazienti sospetti ed a quelli risultati positivi al Covid-19 o che avessero bisogno di cure intensive, al fine d’evitare la commistione con gli altri pazienti in modo tale da ridurre il rischio di contagio sia per i pazienti che per gli operatori sanitari. In buona sostanza, com’è scritto nella delibera, «la mission è quella di evitare il sovraffollamento e ulteriore aggravio della pressione assistenziale dell’Azienda ospedaliera di Cosenza che provocherebbe l’immediato blocco delle attività di ricovero nell’hub di Cosenza». Zuccatelli specifica che la delibera è stata adottata «in armonia con il sindaco di Corigliano-Rossano Flavio Stasi e con il direttore sanitario dell’ospedale spoke Pierluigi Carino», e che la decisione è stata formalmente comunicata al commissario di Governo ad acta per il Piano di rientro sanitario della Calabria Saverio Cotticelli.

 

Le tende del pre-triage esterno al Pronto soccorso

 

Ma il “polo Covid-19” del “Giannettasio” è ancora tutto sulla carta e tutt’altro che operativo. Nel presidio ospedaliero, infatti, manca personale – soprattutto medico – mancano attrezzature necessarie, e, soprattutto, ancora mancano i luoghi idonei per accogliere i pazienti sospettati d’aver contratto il Coronavirus. Per dirne una: Anestesia e Rianimazione ha in organico 5 anestesisti e un direttore facente funzioni, con 2 medici al mattino e due al pomeriggio, uno dei quali si dedica alle urgenze (per Chirurgia, Ortopedia e Pronto soccorso) e uno ai pazienti della Rianimazione, uno per il turno di notte e un altro reperibile per le urgenze. Troppo pochi i medici per un servizio sanitario complesso e delicato quale quello da dedicare al Covid-19, anche nell’assenza – pur’essa lamentata – dei dispositivi di protezione individuale che in questo momento sono ritenuti assolutamente insufficienti. Ma il vero grande problema è che procedure e protocolli sanitari prevedono che qualsiasi paziente che dal pre-triage arrivi al Pronto soccorso, che sia un caso sospetto o che non abbia alcun sintomo da Coronavirus, debba rimanere nella struttura ospedaliera per oltre 24 ore. C’è l’obbligo, infatti, di sottoporre al test a tampone per il Covid-19 chiunque varchi l’ingresso del Pronto soccorso, e a volte passano anche 30 ore dal momento in cui viene effettuato il test fino all’arrivo del suo esito, col paziente che rimane per oltre un giorno in stanze situate in luoghi promiscui dove passano quanti arrivano in Pronto soccorso e si dirigono verso gli ambulatori per ulteriori accertamenti clinici. Il passaggio dei pazienti sospetti Covid-19 dovrebbe avvenire attraverso un corridoio chiuso da pareti di cartongesso già appositamente costruite. L’apparecchio per la Tac dedicata al “polo Covid-19” è già arrivata, ma ancora non sarebbe in funzione, col “polo Covid-19” che necessita pure di 12 ventilatori polmonari per la terapia intensiva. Nei giorni scorsi è avvenuto che un paziente estraneo al Coronavirus è rimasto in attesa per alcune ore prima di fare l’esame, perché l’unica Tac presente nel nosocomio era stata utilizzata in precedenza per un caso sospetto Covid-19, ed essendo in corso la sanificazione dell’apparecchio il lavoro dei medici e degli operatori sanitari è stato notevolmente rallentato.

 

Uno degli ambienti sanitari del futuribile “polo Covid-19”  

 

Questo l’attuale stato “dell’arte”, dunque. Ma, soprattutto, il “polo Covid-19” nel “Giannettasio” può diventare operativo solo e soltanto se arriveranno almeno una ventina di medici in più tra anestesisti-rianimatori e pneumologi. Ecco perché la delibera del commissario Zuccatelli è, per il momento, solo e soltanto sulla carta. Speriamo essa non si traduca nell’ennesimo grande sperpero di risorse pubbliche e persino di donazioni private che pure stanno avvenendo e che rischiano di volare altrove.

 

E tutto ciò con un altro ancor più grave rischio, vale a dire l’eventualità (secondo alcuni remota) che la presidente della giunta regionale Jole Santelli (nella foto in apertura) possa impugnare o revocare la delibera del commissario Zuccatelli. Già: dal momento che è lei, e non Zuccatelli, il commissario nominato dal Governo nazionale per l’emergenza Coronavirus. Staremo a vedere.

direttore@altrepagine.it  

 

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