di Fabio Buonofiglio

Dimissioni del personale medico destinato dall’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza al “polo Covid” istituito nel presidio rossanese “Nicola Giannettasio” dell’ospedale spoke di Corigliano-Rossano? Sicuramente una provocazione dal sapore forte, scaturita dai malumori che serpeggiano da giorni nello stesso ambiente ospedaliero che domani dovrebbe vedere l’apertura ufficiale del nuovo ed emergenziale reparto, che però non garantirebbe gli standard minimi di sicurezza, a detta degli stessi medici. Già: il clima che si respira è proprio questo. Sì, perché il commissario straordinario dell’Asp Giuseppe Zuccatelli è determinato a proseguire per la strada tracciata, anche a dispetto dei dubbi di carattere giuridico

 

che promanano dal conflitto d’attribuzioni venutosi a creare tra la sua delibera istitutiva del “polo Covid” dello scorso 8 aprile e l’ordinanza del 13 successivo emessa dalla presidente della giunta regionale Jole Santelli. ne abbiamo scritto qui

 

Che Zuccatelli voglia andare avanti lo dimostra in modo esplicito il comunicato da egli stesso fatto diramare nella tarda mattinata odierna e relativo all’atto di donazione da parte dell’Ordine provinciale degli architetti nei confronti della stessa Asp d’un ventilatore polmonare destinato proprio al “polo Covid” del “Giannettasio” (foto qui in basso).

 

 

 

La scorsa notte è stata installata pure la cartellonistica indicante l’autonomo percorso dedicato agli eventuali pazienti sospetti o affetti dal virus Covid-19. Mancano però gl’impianti d’areazione, l’istituito nuovo reparto di Pneumologia non è stato completato, la Tac dedicata esclusivamente ai pazienti Covid non è stata ancora installata. Ecco perché qualcuno grida alle dimissioni di massa del personale medico. I più forti malumori si registrerebbero tra quanti – e non solo medici – operano nel Pronto soccorso. Sì, perché in quelle zone del “Giannettasio” non s’intravedono ancora quelle necessarie condizioni di sicurezza da ogni parte invocate in questi giorni.

 

 

Sarebbero stati richiesti alla farmacia ospedaliera due stock di 500 mascherine e 500 tute che pare non siano disponibili. Non solo. Nel laboratorio d’analisi manca la dotazione per la microbiologia molecolare finalizzata a processare i test a tampone da effettuare sui pazienti “sospetti Covid”, perché gli stessi pazienti, prima d’essere ricoverati o dimessi, coi tempi degli ultimi giorni relativi all’arrivo degli esiti dei tamponi potrebbero essere costretti ad attendere in ospedale dai due ai cinque giorni per sapere se sono positivi o negativi. Insomma, una situazione davvero incandescente…

direttore@altrepagine.it  

 

 

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