Intimidazioni incendiarie a commercianti, imprenditori ed amministratori pubblici. Coinvolto pure un minorenne

 

 

di Fabio Buonofiglio

Sono il 55enne pregiudicato trebisaccese Giuseppe Lo Fiego ed il 64enne pregiudicato cassanese Federico Salmena i principali indagati nell’operazione di polizia giudiziaria “Fiamme del tavoliere” fatta scattare all’alba di stamane dai carabinieri della Compagnia di Corigliano tra i Comuni di Trebisacce e di Cassano Jonio.

 

Due le ordinanze applicative di misure cautelari, emesse dai giudici per le indagini preliminari del Tribunale di Castrovillari e del Tribunale per i minorenni di Catanzaro, nei confronti di Lo Fiego e Salmena, entrambi sottoposti alla misura cautelare della custodia cautelare in carcere, di P.L., 35 anni, sottoposto alla misura degli arresti domiciliari, d’una donna di 70 anni, sottoposta all’obbligo di presentazione e firma, mentre per un ragazzo 17enne è stata emessa la misura del collocamento in comunità. Gl’indagati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di estorsione, tentata estorsione, lesioni personali, furto in appartamento, danneggiamento seguito da incendio, incendio, resistenza a pubblico ufficiale e spaccio di sostanze stupefacenti.

 

 

LE INDAGINI. Le misure scaturiscono da una complessa attività investigativa condotta anche mediante intercettazioni telefoniche ed ambientali dai militari della Stazione dei carabinieri di Trebisacce, che ha avuto origine lo scorso dicembre a seguito d’una denuncia da parte d’un commerciante locale. Le indagini dell’Arma hanno permesso di constatare una serie di condotte estorsive ed incendiarie pianificate dall’ideatore del gruppo, Giuseppe Lo Fiego. Nell’ambito degli approfondimenti investigativi è emerso che l’uomo pretendeva d’imporsi quale “protettore” di diversi commercianti nel comune di Trebisacce. In particolare, in una circostanza, si sarebbe rivolto ad una delle vittime affermando che “se qualcuno si presenta a chiederti qualcosa, digli che questa è zona di zio Peppe” o ancora chiedendo espressamente “un gesto di beneficienza per i carcerati”.

In caso di tentativi di ribellione da parte delle vittime alle sue richieste, Lo Fiego, attraverso una rete di fidati complici e in particolare della “manodopera” criminale del 17enne, poneva in essere ritorsioni di varia natura, creando un clima di terrore e sopraffazione in quel territorio mediante la consumazione d’incendi ed altri reati. Come documentato nel corso dell’indagine, proprio il minore, nel rivolgersi ad una delle vittime, vantava amicizie con pregiudicati di spessore, dicendo “io ho amici che hanno i mitra e vi faccio a pezzettini” e, nel fare riferimento a Lo Fiego ed agli altri complici, in un’altra occasione affermava che “a Trebisacce comandano loro”. La sensazione di protezione avuta da Lo Fiego generava nel minore una sorta di libertà nel delinquere, anche al di fuori degli “ordini” del capo: il giovane infatti si rendeva, tra l’altro, responsabile dell’incendio delle vetture d’un commerciante e d’una collaboratrice scolastica, nonché d’un furto in appartamento nello stesso centro urbano, come documentato dai carabinieri a seguito dell’acquisizione di filmati di videosorveglianza e d’una perquisizione in casa del minore che si concludeva col rinvenimento d’alcuni indumenti utilizzati durante il furto. 

 

Il capitano Cesare Calascibetta comanda la Compagnia dei carabinieri di Corigliano

 

L’INCENDIO DELL’AUTO D’UN AMMINISTRATORE COMUNALE. Nell’articolato sviluppo investigativo di particolare rilevanza sono i fatti che hanno riguardato un amministratore locale, al quale il 17enne aveva incendiato l’autovettura su mandato di Lo Fiego al fine di costringerlo ad elargire finanziamenti pubblici a persone loro “vicine”. Documentato pure l’incendio d’una casa rurale e del magazzino d’un imprenditore agricolo del luogo, eseguiti su espressa richiesta della 70enne, la quale, per eseguire una ritorsione privata, aveva dato mandato a Lo Fiego, il quale a sua volta s’era rivolto per l’esecuzione degl’incendi al suo complice minorenne.  

LA DROGA. L’attività investigativa ha consentito inoltre d’individuare come principale persona di fiducia di Lo Fiego, il cassanese Salmena, i quali, insieme al 35enne P.L., si sarebbero resi responsabili anche della detenzione e di plurimi episodi di cessione di sostanze stupefacenti a tossicodipendenti del luogo, come riscontrato nel corso d’una attività condotta dai carabinieri di Trebisacce che ha portato anche all’arresto d’un trebisaccese.

direttore@altrepagine.it

 

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