Al nipote dei boss di ’ndrangheta Solimando e Linardi, arrestato il 27 luglio, ignoti hanno tagliato tutte le piante dell’agrumeto e dato alle fiamme la casa colonica

 

 

di Fabio Buonofiglio

Un gravissimo danneggiamento. Che sottende un chiaro quanto altrettanto grave messaggio intimidatorio. Destinatario dell’ennesimo episodio criminale che accade a Corigliano-Rossano stavolta è nientepocodimenochè un detenuto in regime di custodia cautelare, attualmente ristretto agli arresti domiciliari nella propria abitazione coriglianese. Si tratta del 44enne Giuseppe Andrea Zangaro (foto). L’uomo, impiegato del Comune di Corigliano-Rossano distaccato dall’ente pubblico nell’ufficio del Giudice di pace di Corigliano, era finito in carcere all’alba dello scorso 27 luglio, unitamente a un nutrito gruppo d’altri indagati nell’ambito dell’operazione di polizia giudiziaria denominata White collar (colletto bianco)

 

condotta dalla guardia di finanza della Tenenza coriglianese su ordine della Procura di Castrovillari una volta ottenuta l’emissione di un’articolata ordinanza di custodia cautelare a carico delle 16 persone arrestate nella stessa mattinata del 27 luglio. Di quell’inchiesta, che vede indagate complessivamente ben 48 persone, la figura di Andrea Zangaro è quella di spicco. È accusato d’essere il capo d’una presunta associazione per delinquere finalizzata, principalmente, ad inquinare le aste giudiziarie bandite dallo stesso Tribunale di Castrovillari, lo stesso da cui ha preso le mosse la complessa inchiesta della locale Procura. In combutta con un nugolo di professionisti, in particolare avvocati e commercialisti di Corigliano-Rossano, Cassano Jonio e Castrovillari, e diversi imprenditori della Sibaritide. Le indagini preliminari sono tuttora in corso. Nel frattempo diversi degl’indagati finiti in carcere sono stati liberati o assegnati agli arresti domiciliari dai giudici del riesame in ordine alle misure cautelari inflitte in un primo momento. Compreso Andrea Zangaro, il quale è difeso dagli avvocati Maurizio Minnicelli e Francesco Paolo Oranges.

 

La casa colonica incendiata ed alcune delle piante d’agrumi tagliate

 

Zangaro è il nipote dei boss coriglianesi di ’ndrangheta Filippo Solimando e Leonardo Linardi, entrambi attualmente in carcere con condanne definitive per associazione mafiosa, traffico internazionale ed intercontinentale di droga, omicidi. Il “colletto bianco” dell’ufficio del Giudice di pace coriglianese, nelle intercettazioni telefoniche ed ambientali che hanno corroborato l’inchiesta che lo vede quale principale indagato, coi suoi interlocutori vantava spesso le due parentele, facendone il proprio punto di forza. Già. Ma ora che è successo? Il padre di Zangaro nella mattinata di ieri s’era recato in contrada Saline del Comune di San Giorgio Albanese, al confine col Comune di Corigliano-Rossano, per azionare l’impianto d’irrigazione d’un agrumeto condotto, fino al suo arresto, proprio dal figlio. L’agrumeto era stato acquistato proprio ad un’asta giudiziaria del Tribunale di Castrovillari dal suocero dell’indagato il quale l’aveva ceduto in fitto alla propria figlia, moglie di Zangaro.

 

L’agrumeto è stato fatto a pezzi con delle potenti motoseghe

 

Al suo arrivo nel fondo agricolo, il padre dell’indagato ha trovato la casa colonica carbonizzata, probabilmente per un incendio appiccato al quadro elettrico anch’esso carbonizzato. Non solo. Sì, perché gl’ignoti che si sono introdotti nel fondo hanno pure tagliato i tronchi a tutte le piante d’agrumi in esso coltivate. Le mani criminali si sono servite di potenti motoseghe per portare a compimento l’azione. Di chiara matrice intimidatoria, dunque. Sull’episodio indagano per danneggiamento aggravato i carabinieri della Compagnia coriglianese, che si sono recati sul posto per il rituale sopralluogo conseguente a questi casi, e raccolto la denuncia. Già informata la Procura. 

direttore@altrepagine.it

 

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