Vittime del “pizzo” i titolari dell’“Olearia Geraci”. Indaga la Dda di Catanzaro guidata dal procuratore Gratteri

 

 

di Fabio Buonofiglio

Lo scorso 31 gennaio un commando di killer rimasto ignoto aveva tentato d’eliminarlo, tra il sagrato della Chiesa dei Santi Pietro e Paolo e il cancello d’ingresso del Castello ducale di Corigliano, nel centro storico coriglianese di Corigliano-Rossano, proprio nei pressi della sua abitazione. Quattro i colpi di pistola che gli erano stati esplosi contro, non appena era montato nell’abitacolo della propria auto. Ma per sua fortuna, o per l’inesperienza di chi impugnava l’arma che aveva aperto il fuoco, o per l’inaspettata presenza sul luogo del delitto d’un gruppo di consiglieri comunali appena uscito dalla vicina sede municipale per alcune riunioni delle commissioni consiliari, scampò miracolosamente all’agguato. Rimase soltanto ferito: al petto, all’addome e al volto.

 

Le indagini sul tentato omicidio di chiaro stampo ‘ndranghetista sono tuttora in corso. Il fascicolo è in mano ai magistrati della Procura distrettuale antimafia di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri. Oggi, il giudice per le indagini preliminari distrettuale dello stesso Tribunale di Catanzaro Filippo Aragona, ne ha ordinato l’arresto, su richiesta del sostituto procuratore Alessandro Riello. L’accusa? Estorsione aggravata dal metodo mafioso e continuata.

 

Si tratta del 38enne coriglianese Domenico Russo, detto ‘U chiattu, per via della possente corporatura (foto). 
 

Personaggio che, fino a poco più d’un anno e mezzo fa – come confermano fonti investigative – sarebbe stato uomo di fiducia e spesso autista personale del 51enne boss coriglianese del centro storico Pietro Longobucco. Pierinu ‘U iancu era stato ucciso e tolto di mezzo dalla piazza della ‘ndrangheta nei primi giorni di dicembre del 2018. E da allora ‘U chiattu potrebbe essere considerato “scomodo” agli attuali “padroni del vapore”, perché sa qualcosa d’incoffessabile o perché sa troppe cose passate e recenti. Con ogni probabilità il movente del tentativo di toglierlo di mezzo.

 

Il parabrezza della Fiat Multipla di Russo crivellata dai colpi che dovevano ucciderlo

 

Oggi pomeriggio, dunque, l’arresto per il preteso reato d’estorsione. Un’estorsione che sarebbe stata consumata da Russo, ai danni dei titolari di un’importante e nota azienda locale, l’“Olearia Geraci” del centro storico coriglianese, tra il mese di febbraio del 2019 e il mese di gennaio di quest’anno. Una vicenda sulla quale hanno indagato in questi mesi i carabinieri del Reparto investigativo del Comando provinciale di Cosenza proprio sotto le direttive del pm antimafia di Catanzaro Riello, supportati, gl’inquirenti, dalle circostanziate denunce rese in più riprese da parte dei titolari dell’opificio imprenditoriale, vittime del “pizzo”. 

 

A notificare l’ordinanza di custodia cautelare in carcere a Russo, nel primo pomeriggio di oggi, è toccato agli stessi carabinieri del Comando provinciale, con la collaborazione dei colleghi in forza alla Sezione operativa radiomobile della Compagnia coriglianese. I militi dell’Arma avevano bussato alla porta della sua abitazione già all’alba di giovedì scorso. Ma l’uomo non era in casa poichè ricoverato nel locale presidio ospedaliero “Guido Compagna”. Le dimissioni dal nosocomio sono giunte oggi, e l’arresto è stato contestuale. Domenico Russo adesso si trova rinchiuso in carcere. Il presunto estorsore è difeso dall’avvocato Fabio Salcina del foro di Castrovillari. Sarà interrogato nei prossimi giorni.

direttore@altrepagine.it

 

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