di Fabio Buonofiglio

Ogni giorno che passa diventa sempre più “un caso” il sindaco di Corigliano-Rossano Flavio Stasi. Non un caso per scienziati e sociologi politici, ma per psicanalisti della politica. Superomista casereccio più che nietzschiano, ritrovandosi sindaco del Comune col maggior numero d’abitanti della provincia di Cosenza e presiedendo ope legis la Conferenza dei sindaci, crede che l’autorevolezza di tale carica derivi dalla carica stessa, e non già dall’autorevolezza – o meno – di chi quella carica la incarna.

 

Un esaltato di se stesso, Flavio Stasi. Qualche giorno fa ha scritto: «Come presidente della Conferenza dei sindaci della provincia di Cosenza stamattina ho chiesto al Governo un piano di guerra per adeguare le strutture sanitarie e non a scapito del commercio. Né io né altri siamo siamo stati ascoltati. Dopo anni di commissari, questo provvedimento è beffardo per la Calabria». Si riferiva alla contestatissima cosiddetta “zona rossa” istituita dal Governo per fare fronte all’emergenza epidemiologica del Coronavirus. Una contestazione popolare e politica che Stasi ha deciso ovviamente di “cavalcare”, e il perché è presto detto.

 

Che l’intrepido abbia interloquito col presidente del Consiglio Giuseppe Conte, con qualche suo ministro o qualche sottosegretario? Macché! È solo un post “guerriero” su Facebook il suo – Stasi gioca ancora coi soldatini – nell’oramai disperato tentativo di tornare “popolare” al cospetto di quel 73% dei cittadini-elettori coriglianrossanesi, una percentuale se non bulgara, rumena, che oggi il giovane e rampante sindaco non vedrebbe nemmeno qualora indossasse un paio d’occhiali a fondo di bottiglia.

 

Stasi presiede la Conferenza dei sindaci della provincia di Cosenza

 

Oggi pomeriggio l’ufficio stampa del Comune di Corigliano-Rossano ha diramato una breve nota in nome e per conto di «mezzo milione di cittadini». E qui i numeri del protagonista – Flavio Stasi, e chi altri sennò – cominciano ad avvicinarsi a quelli della Repubblica popolare cinese: «Questa mattina il presidente della Conferenza dei sindaci, Flavio Stasi, in rappresentanza di tutti i sindaci della provincia di Cosenza (ovvio, ma magari avrebbe rappresentato volentieri pure quelli della provincia di Catanzaro…) che rappresentano mezzo milione di cittadini ha inviato una missiva urgente al ministro Speranza chiedendo un incontro a seguito di quanto emerso in una inchiesta televisiva trasmessa ieri in riferimento alle dichiarazioni del Commissario ad acta, generale Cotticelli, rispetto all’assenza del Piano Covid della Regione Calabria». La firma in calce al comunicato è «Il rappresentante di oltre mezzo milione di cittadini», non sappiamo se Flavio Stasi o Xi Jinping.

 

Ad ogni buon conto, il sindaco di Corigliano-Rossano sembra davvero il protagonista d’una triste canzone di Antonello Venditti contenuta nell’album sotto il “Sotto il segno dei pesci” del 1978: s’intitola “Chen il cinese”…

 

Scusate, avete visto Chen il cinese

Quello che ha cambiato l’insegna del bar

E che cantava fantastiche storie d’amore

Per caso avete visto Chen il cinese

Chen il cinese è passato di qua

Non vedi tutte le vetrine accese

Ed il muto assassino parlare alla luna

Chen il cinese è passato di qua

Lui era un bravo ragazzo

Parlava di cose mai viste e segrete

E l’erba che dava era sempre più dolce

La coltivava in ricordo di lei

Ma Chen il cinese non tornerà

Scusate avete visto il muto assassino

È lui che gli ha offerto quel biglietto per Roma

E che ha tagliato quel pane con gocce di vino

Avete visto per caso quel muto assassino

È lui che in silenzio è passato di qua

Non vedi tutti i portoni chiusi

E la nera padrona cantare ai bambini

Che Chen il cinese non tornerà

Lui era un bravo ragazzo davvero

Amava cose mai viste e lontane

E l’erba che dava era sempre più dolce

La coltivava in ricordo di lei

Ma Chen il cinese non tornerà

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