In quattro furono arrestati ed erano poi finiti a processo con la gravissima accusa d’estorsione. Ieri sono stati assolti con la formula “perché il fatto non sussiste” dai giudici del Tribunale di Castrovillari. Che li ha riconosciuti innocenti, dunque. Tra gl’imputati pure un carabiniere che aveva prestato servizio nella caserma della Compagnia coriglianese dell’Arma e che da qualche anno è cautelativamente sospeso per una serie di processi che ha sul groppone.
Si tratta di: Pina Pometti, 50enne, Salvatore Buonaguro, 55enne, Francesco Manisco, 38enne, ed il carabiniere sospeso Natale Taib, 38enne. Tutti rossanesi.
I fatti contestati partono da un’indagine condotta nel 2016 e culminata con gli arresti effettuati dai carabinieri della Compagnia rossanese nell’ottobre del 2017, in forza d’una ordinanza cautelare che era stata emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Castrovillari su richiesta della Procura.
Ma l’origine della vicenda risale ancora nel tempo, e precisamente all’anno 2009 quando un giovane rossanese aveva avuto in prestito, da una donna, la somma di 93 mila euro per far partire una propria attività commerciale.
Il carabiniere Natale Taib cautelativamente sospeso dall’Arma
Il giovane commerciante, nonostante l’aiuto dei suoi genitori, non era riuscito a restituire il prestito ricevuto e s’era trasformato in accusatore. Secondo la tesi da lui sostenuta, infatti, nel 2015 sarebbe stato sequestrato, privato del telefono e delle chiavi della sua auto e, minacciato con una pistola, costretto a convincere i genitori a firmare cambiali per più di 250 mila euro.
I quattro imputati sin da subito s’erano protestati innocenti, sostenendo, con prove documentate, d’essere loro le vittime d’un astuto e ben costruito raggiro del denunciante. Quest’ultimo, infatti, spacciandosi referente di un’importante agenzia finanziaria, avrebbe sottratto ai suoi accusati ingenti somme di denaro che poi si sarebbe rifiutato di restituire.
Soltanto in capo ad uno degl’imputati resta in piedi il reato di minaccia nell’esercizio arbitrario delle proprie ragioni.
L’avvocato Ettore Zagarese
«Confesso che nello studiare gli atti in vista dell’arringa conclusiva mi sovveniva spesso in mente il passo manzoniano in cui “i galantuomini passavano per bricconi”», ha dichiarato l’avvocato Ettore Zagarese, componente il collegio difensivo unitamente ai suoi colleghi Giuliano Giuliani e Nicola Filardo.
«Grande è la nostra soddisfazione perché, grazie ad un accorto Tribunale, giustizia è stata finalmente fatta. Siamo orgogliosi nell’aver dimostrato la verità dei fatti e quindi l’innocenza dei nostri assistiti che erano vittime e non carnefici», ha concluso l’avvocato Zagarese.
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