di Fabio Buonofiglio
Nelle “ordinanze” ad minchiam di taluni idioti qua e là arrivati al potere, vi sono degli effetti collaterali certi degl’“imposti” lockdown. Forse per ammazzare la noia, forse ubriachi, forse drogati, forse per protesta e forse tutto questo in un tutt’uno
uno o più gruppi di teppisti, sicuramente tutti di giovane età, nel giro di due notti hanno messo a soqquadro l’intera zona San Francesco al centro dello Scalo coriglianese.
La stessa zona che ospita la caserma sede della locale Compagnia dei carabinieri.
Il risultato? Oltre una decina d’autovetture appartenenti ad altrettanti privati e tranquilli cittadini sono state fatte oggetto di gravissimi danneggiamenti: cappotte e parabrezza fracassati, carrozzerie rigate, gomme tagliate ed altro.
Sarebbero per esattezza 13 le denunce formalizzate proprio nella vicina caserma dell’Arma da parte delle vittime, perlopiù professionisti e commercianti tutti residenti nelle varie vie della stessa zona.
Fa specie il fatto che la banda o le bande, unite o per singole unità, proprio in quei luoghi militarizzati non siano assolutamente incappate in un controllo delle forze dell’ordine, anche e soprattutto considerato il cosiddetto “coprifuoco”, termine che noi detestiamo e misura estrema eccezionalmente utilizzata quando sorgono problemi d’ordine pubblico tali da rendere difficile, da parte delle autorità statali, la protezione di determinate località.
Emergenza sanitaria? Nossignori: qui il “coprifuoco” ci starebbe a fagiolo perché qui il problema è proprio d’ordine pubblico, altroché.
E proprio a dispetto di tale estrema misura assunta per altri motivi, in ossequio alla quale le persone in circolazione dopo le ore 22 sono davvero pochissime perché gli esercizi pubblici serali e notturni sono tutti chiusi per quegli stessi motivi, qui le forze dell’ordine non riescono a venire a capo dei continui incendi notturni d’autovetture (in qualche caso persino in orario diurno) e di scorribande come quelle delle scorse sere.
Che sono tra gl’insoluti effetti dell’incostituzionale privazione di fatto – ma assolutamente non di diritto – della libertà personale. Sì, perché laddove si stabilisce un divieto generale ed assoluto di spostamento al di fuori della propria abitazione, con limitate e specifiche eccezioni, si configura un vero e proprio obbligo di permanenza domiciliare.
Mentre l’articolo 13 della Carta costituzionale – che per qualche novello quanto “eroico” podestà fascista evidentemente non è più in vigore – stabilisce che “La libertà personale è inviolabile. Non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dall’autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge”.
E certe “ordinanze” non sono leggi, anzi, se per molti lo sono, sappiano che sono leggi del cazzo.
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