di Fabio Buonofiglio

Erano gl’inizi degli anni Duemila e a Cassano Jonio scoppiava una sanguinosissima guerra di ‘ndrangheta. Una guerra senza esclusione di colpi, da una parte e dall’altra delle due famiglie di ’ndrangheta entrate in feroce conflitto per il controllo e il dominio del territorio, non solo di Cassano Jonio ma dell’intero vasto comprensorio della Sibaritide. E i morti ammazzati furono tanti.

 

LA GUERRA TRA I FORASTEFANO E GLI ABBRUZZESE

I Forastefano e gli “zingari” Abbruzzese s’affrontarono in modo ferocissimo. Delitti e vendette talvolta ebbero intervalli brevissimi. Sul campo di battaglia sangue e cadaveri di parenti, amici e compari dell’uno e dell’altro “partito” ‘ndranghetista.

 

Una lunga stagione di morte che si chiuse per effetto dell’azione della Procura antimafia di Catanzaro, ma anche a causa d’un “imprevisto”: il pentimento di Tonino Forastefano detto “il diavolo”, boss e “azionista” dell’omonima famiglia.

 

TANTI MORTI, NESSUN VINCITORE

Quella cruenta guerra non la vinse nessuno. Gli “zingari”, oramai riconosciuti dagli alti lignaggi di ‘ndrangheta, negli anni a seguire consolidarono il loro potere. I cassanesi arretrarono, ma solo apparentemente.

 

 

ULTIMO ATTO: LA STRAGE DI CASSANO

La pace dei sanguinosi sensi tra i due gruppi criminali probabilmente si raggiunse dopo la cosiddetta “strage di Cassano”.

Quella del 16 gennaio 2014, quando in tre vennero dapprima trucidati a colpi di pistola e poi carbonizzati nell’abitacolo della Fiat Punto in cui furono eliminati, il 52enne trafficante di droga Giuseppe “Peppe” Iannicelli, la 27enne marocchina Ibtissam Touss, sua compagna, e il piccolo Nicola “Cocò” Campolongo d’appena 3 anni e nipotino dell’uomo.

 

L’ORRORE DEL PICCOLO “COCÒ” E LA SCOMUNICA DI PAPA FRANCESCO

La mattina del 25 giugno di quell’anno a Cassano arrivò Papa Francesco. Il Santo Padre, quel pomeriggio, da Sibari, scomunicò gli ‘ndranghetisti vecchi e nuovi.

 

 

LA NASCITA DELLA “SUPERCOSCA”

Ed è nata molto verosimilmente da allora la “supercosca”. La nuova ipotetica struttura criminale raggrupperebbe gli schieramenti in campo, delimiterebbe le aree d’influenza, stabilirebbe le “regole”, leverebbe di torno chi alza la testa e quanti magari pensano di poter operare “in autonomia”.

 

L’INCHIESTA “KOSSA”

La sua esistenza s’intravede nelle carte della recente inchiesta denominata “Kossa”, condotta dall’Antimafia catanzarese guidata da Nicola Gratteri, che lo scorso mese di febbraio ha portato all’arresto di 17 persone con altre 200 circa indagate.

 

Cognomi un tempo antitetici gli uni agli altri, oggi sono infatti accostati. Non solo. Già, perché l’esistenza della nuova entità criminale appare testimoniata pure da quella catena d’omicidi consumata negli ultimi tre anni tra Cassano e Corigliano-Rossano: fatti di sangue tutti rimasti invendicati.

 

 

GLI OMICIDI DEGLI ULTIMI TRE ANNI

Si tratta, in particolare, delle uccisioni di Giuseppe Gaetani, avvenuta il 2 dicembre dell’anno scorso, di Francesco Elia, il 3 giugno, di Pietro Greco e Francesco Romano, il 22 luglio del 2019, di Cosimo Rosolino Sposato, scomparso per lupara bianca il 2 luglio di quello stesso anno, e del boss Leonardo Portoraro, il 6 giugno del 2018.

 

Sangue non ha lavato sangue: perché? Con ogni probabilità perché in atto non c’è alcuna nuova guerra di ‘ndrangheta, ma forse soltanto un “repulisti” ordinato dai capi della “supercosca” per fermare sul nascere qualche tentazione “scissionista”… 

direttore@altrepagine.it

 

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