Nei confronti del 59enne Ermanno Conforti la sentenza è divenuta definitiva dopo che la Cassazione ha dichiarato inammissibile il suo ricorso

Il 16 luglio del 2011 la polizia l’aveva arrestato in flagranza mentre era intento ad irrigare la vasta piantagione di marijuana che stava coltivando assieme al suo complice.

Il 10 giugno del 2019 la Corte d’appello di Catanzaro aveva confermato la sentenza di condanna nei suoi confronti, inflittagli dai giudici del Tribunale di Castrovillari il 25 ottobre del 2017. E oggi quella condanna è divenuta definitiva.

Lo scorso 11 maggio, infatti, i supremi giudici di terzo e ultimo grado della Corte di Cassazione hanno dichiarato inammissibile il ricorso ch’era stato loro proposto dagli avvocati difensori di Ermanno Conforti, 59 anni, di San Giorgio Albanese.

Ermanno Conforti

L’uomo nell’estate del 2011 era stato arrestato dai poliziotti nell’attuale contrada montana Farneto del Comune di Corigliano-Rossano, confinante col Comune di Acri, dove insieme al suo complice aveva piantato la coltivazione proibita. E proprio di Acri era il 66enne suo complice.

I due avevano realizzato la piantagione in un luogo impervio e a ridosso d’un torrente. Gl’investigatori della polizia di Stato del Commissariato di Corigliano-Rossano avevano trovato la piantagione nascosta in una fitta boscaglia: ben 359 fusti di marijuana alti circa due metri l’uno.

La coltivazione di droga era dotata d’un sistema d’irrigazione che attingeva l’acqua da un terreno confinante, e i due coltivatori s’erano ingegnati pure con un rudimentale “sistema di sicurezza” composto da trappole e reticolati, tale che gli stessi potevano accorgersi dell’avvicinarsi di qualcuno, per impedire il passo ad eventuali intrusi. redazione@altrepagine.it

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