Affiorano i contenuti dei primi verbali dell’ex capo ‘ndrina di Rossano e sicario dagli occhi di ghiaccio. Che svela ai magistrati antimafia d’avere guidato l’auto del commando omicida nel fatto di sangue consumato a Cassano Jonio nel 1999
Lo scorso 25 maggio il sostituto procuratore generale della Corte d’Assise d’appello di Catanzaro, Luigi Salvatore Maffia, nel corso d’un dibattimento processuale, aveva richiesto al collegio giudicante di poter depositare un verbale d’interrogatorio d’un nuovo collaboratore di giustizia.
Il neo “pentito” del caso era Nicola Acri alias “Occhi di ghiaccio”, superboss di Rossano e killer spietato prima d’essere catturato a Bologna nel 2010, dopo ben tre anni di latitanza nell’elenco dei 100 “uccel di bosco” più pericolosi d’Italia, e da allora detenuto al carcere duro. Nel frattempo è stato definitivamente condannato all’ergastolo per uno dei tanti omicidi che gli si contestano.
Il processo per il duplice delitto Cristaldi-Nucerito
Il processo in questione è quello in corso per il duplice omicidio di ‘ndrangheta in cui rimasero vittime Giuseppe Cristaldi e Biagio Nucerito, due pregiudicati di Cassano Jonio ammazzati proprio nella città sibarita il 6 gennaio del 1999.
E la notizia del “pentimento” di Acri – proprio uno dei due imputati nel processo – aveva provocato un fragore enorme in quell’aula di giustizia e fuori da essa. L’altro imputato è il 51enne superboss degli zingari di Cassano Jonio Franco Abbruzzese detto “Dentuzzo”, lui in carcere al 41-bis dal 2009.
La presidente della Corte d’Assise d’appello catanzarese, Francesca Garofalo, quel giorno aveva disposto l’acquisizione del verbale di “Occhi di ghiaccio”, che il prossimo 20 settembre sarà chiamato a deporre, quasi certamente collegato in videoconferenza con l’aula di giustizia catanzarese.
“Occhi di ghiaccio” accusa (pure) Solimando
Già, ma che c’è in quel verbale? È presto detto. Il documento è pieno zeppo d’omissis, e nelle poche righe leggibili c’è la “verità” di Nicola Acri proprio in merito al duplice omicidio Cristaldi-Nucerito, consumato dalla ‘ndrangheta sibarita quando il neo collaborante aveva solo 20 anni d’età.
A compiere il fatto di sangue – ha rivelato il pentito – furono in tre: lui stesso, “Dentuzzo” e il 51enne coriglianese Filippo Solimando (a destra dello stesso Acri nella doppia foto d’apertura). Vi sarebbe stato dunque un terzo uomo in quella doppia esecuzione mortale. “Occhi di ghiaccio” ha dichiarato che lui guidava l’auto del commando, mentre a sparare furono proprio Abbruzzese e Solimando, il primo seduto accanto a lui e l’altro dietro. Terminata l’esecuzione erano fuggiti sbarazzandosi presto della vettura.
Acri accusa dunque pure Solimando, capo della ‘ndrina di Corigliano fino al 2015 – quando venne arrestato – e al contempo boss “reggente” del locale degli zingari di Cassano. Anch’egli in carcere al 41-bis e condannato in via definitiva a 20 anni nel processo “Gentlemen”.
Il 6 luglio l’esordio nelle aule di giustizia del neo “pentito”
L’esordio da “pentito” di Nicola Acri nelle aule di giustizia avverrà però molto prima dell’udienza del 20 settembre nel processo d’assise per il duplice omicidio Cristaldi-Nucerito.
Il prossimo 6 luglio, infatti, “Occhi di ghiaccio” sarà sentito nello stralcio del processo battezzato “Stop” proprio contro la ‘ndrina rossanese di Acri, il cui dibattimento è in corso in Corte d’appello sempre a Catanzaro per il reato di concorrenza sleale aggravata dal metodo mafioso. E pure in questa sede processuale, proprio durante l’udienza di ieri, il sostituto procuratore generale Raffaella Sforza ha depositato alcuni verbali d’interrogatorio di Acri.
L’accusa agli esponenti della sua ‘ndrina – Nicola Acri nel processo è stato già definitivamente condannato – è quella d’avere imposto la distribuzione del torrefatto locale “Pellegrino caffè” ai bar di Rossano, oppure, in sostituzione, il “Jamaican caffè” o il “Pi.gi. caffè”. In alcuni casi, in modo particolare per i distributori automatici, la ‘ndrina obbligava i gestori a mescolare le miscele di caffè; ma anche il pane “del Patire”, senz’alcuna resa dell’invenduto da parte dei negozianti, e una marca di mozzarelle. direttore@altrepagine.it
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