Il blitz della polizia è andato in scena sabato sera a Schiavonea, a pochi passi dall’intensa movida di Piazzetta Portofino
«Porca vacca! Ci abbiamo perso 50 euro e siamo rimasti senza roba»: le ultime parole famose d’un paio di giovanissimi quando sabato sera hanno visto piombare ben 5 auto della polizia in casa dello spacciatore
di droga più “centrale” di Schiavonea, la popolosa frazione marina di Corigliano-Rossano, col “quartier generale” ubicato a pochi passi dalla frequentatissima Piazzetta Portofino che per antonomasia è il centro della sua movida d’estate.
Nei giorni precedenti il blitz, scattato intorno alle 21,30 del primo sabato di luglio, i poliziotti del Commissariato cittadino diretto dal vicequestore Cataldo Pignataro avevano effettuato lì intorno numerosi servizi d’osservazione.
I segugi investigativi della squadra di polizia giudiziaria guidata dall’ispettore Stefano Laurenzano erano andati persino in canotta, bermuda e ciabatte per confondersi tra i vacanzieri e passare inosservati. I tanti giovani clienti raggiungevano proprio quella via e quella casa, dove inizialmente si fermavano per prendere contatto per poter poi acquistare la droga.
Un uomo s’avvicinava alle autovetture degli acquirenti infilando una mano nell’abitacolo e ritraendola subito dopo aver preso i soldi, poi invitava il guidatore di turno ad allontanarsi e a ritornare dopo qualche minuto.
L’uomo consegnava subito il denaro ad un altro, che presenziava alla fase dello scambio, garantendone, mediante l’attività di “vedetta”, che la compravendita fosse portata a compimento mentre l’altro si dirigeva in una traversa adiacente a prelevare degl’involucri da una cassetta del contatore dell’acqua appartenente ad un’altra casa per poter consegnare la “roba” agli avventori.
Stesso copione sabato sera. Quando il 40enne Antonio Sammarro – ritenuto il “capo” – è stato fermato proprio mentre apriva lo sportello del contatore dell’acqua per estrarre una busta con all’interno 25 involucri di cocaina per un peso complessivo d’oltre 7 grammi.
Perquisito pure il complice, Carmine Arturi, 36 anni, suo cognato, il quale deteneva numerose banconote di vario taglio che al momento delle cessioni di droga riponeva in una tasca dei pantaloni: 550 euro in tutto, ritenuti provento dello spaccio. Droga e soldi sono stati ovviamente sequestrati.
I giovani clienti sono stati segnalati al prefetto di Cosenza per i provvedimenti del caso, mentre Sammarro ed Arturi – pluripregiudicati – venivano dichiarati in arresto, ammanettati e condotti in Commissariato.
Il magistrato di turno in Procura a Castrovillari li ha assegnati ai domiciliari in attesa dell’udienza di convalida e del processo per direttissima nello stesso Tribunale del Pollino. I due cognati sono entrambi difesi dall’avvocato Francesco Paolo Oranges del locale foro. redazione@altrepagine.it