La Procura di Castrovillari ha chiuso le indagini per bancarotta fraudolenta nei confronti di 33 eccellenti colletti bianchi della Sibaritide e non solo

Ci sono nomi notissimi, nella Sibaritide e in provincia di Cosenza. Importanti e blasonati professionisti, sedicenti manager degli anni più recenti, imprenditori, politicanti e portaborse di politicanti. Sono le 33 persone indagate a vario titolo per bancarotta fraudolenta, accusate d’avere causato il fallimento della Banca dei Due Mari di Calabria Credito Cooperativo. 

I 33 indagati

Mario Franco Enzo Aiosa, Lorenzo Avolio, Nicola Daniele Campolongo, Vincenzo Canè, Giuseppe Cesarini, Francesco De Caro, Fulvio Zairo Facchi, Mario Ferraro, Giovanni Antonio Fino, Lorenzo Fiore, Domenica Gallo, Gianpasquale Gatto, Giuseppe Geraci, Raffaele Granata, Adolfo Iacucci, Pasquale La Pegna, Domenico Lecce, Angelo Lo Giudice, Francesco Lopez, Armando Mazzei, Nunziato Mazzotta, Francesco Motta, Gaetano Francesco Noia, Luigi Patitucci, Armando Perrone, Fabio Piluso, Pompeo Pizzini, Mario Pompeo Rogato, Umberto Ruscelli, Stefano Amedeo Sabato, Giovanni Salimena, Barbara Tocci Monaco, Vincenzo Vuoto.

Stamane la guardia di finanza ha notificato loro l’avviso di conclusione delle indagini preliminari spiccato dal sostituto procuratore di Castrovillari Antonino Iannotta.

Finanziamenti “allegri” a clienti in difficoltà

La contestazione penale riguarda la reiterata concessione ed erogazione, negli ultimi 10 anni, di numerose linee di credito, finanziamenti e sconfinamenti di conto corrente a favore di clienti, pur nella consapevolezza di conclamate difficoltà finanziarie e dell’incapacità d’adempiere alle obbligazioni assunte per la restituzione, con conseguente distrazione d’ingenti somme dal patrimonio dell’istituto di credito.

Gl’indagati, anziché intraprendere con determinazione le iniziative, delineate nel piano di risanamento avviato a gennaio 2011, avrebbero continuato a perseguire una crescita poco rigorosa degl’impieghi, assicurando incondizionato sostegno finanziario a clientela insolvente o in palese difficoltà.

Perdite per 113 milioni di euro

L’istituto di credito cooperativo, nato a Villapiana nel 2003 e avente sportelli dislocati su tutto il territorio calabrese, era stato sottoposto, nel marzo 2013, ad amministrazione straordinaria e, successivamente, nell’ottobre 2014, a liquidazione coatta amministrativa, per poi essere ceduto a Banca Sviluppo al prezzo simbolico di 1 euro, con contestuale cessione delle perdite su crediti ad altro soggetto giuridico, per un ammontare pari a circa 113 milioni di euro. 

Nel corso delle indagini condotte dalla finanza di concerto con la Procura, è stato accertato che, prima dello stato d’insolvenza dichiarato dal Tribunale di Castrovillari nell’ottobre del 2016, i crediti in sofferenza della banca fallita erano stati venduti al fondo di garanzia dei depositanti per un ammontare pari a 30 milioni e 500 mila euro.

La Banca d’Italia aveva tra l’altro eseguito, dal 2005 al 2012, nei confronti della Banca dei Due Mari di Calabria Credito cooperativo, tre ispezioni, tutte conclusesi con esito negativo, con l’irrogazione di sanzioni amministrative a carico dei componenti gli organi direttivi e di controllo e con la proposizione alle autorità giudiziarie competenti di due azioni di responsabilità nei confronti della governance.

Le indagini

La banca fallita negli anni era stata destinataria d’ingenti prestiti subordinati, da parte del Fondo di garanzia dei depositanti della Bcc, a sostegno di un’azione d’immediata patrimonializzazione; iniziativa vanificata dalle condotte oggetto di contestazione penale.

Nel corso della procedura fallimentare al Tribunale di Castrovillari sono stati ammessi al passivo debiti per circa 322 milioni di euro, tra i quali anche somme destinate alle casse dello Stato. Le indagini hanno permesso d’individuare le ripetute concessioni di linee di credito e la successiva erogazione d’ingenti somme di denaro a clienti con conseguente:

marcato degrado del portafoglio prestiti espresso da partite deteriorate; ripercussione sulla capacità presuntiva di reddito per effetto degli elevati oneri di funzionamento con cost/income pari al 90,5%; sofferenza del portafoglio crediti che ha portato alla cessione delle perdite di crediti per circa 113 milioni; riduzione della dotazione patrimoniale di vigilanza della fallita con elevata concentrazione della raccolta e il rischio di notevoli deflussi nella raccolta anche di somme destinate all’erario; inefficiente ed inefficacia organizzazione interna anche in materia di antiriciclaggio.

La spregiudicatezza del management

Le numerose operazioni bancarie, individuate dagl’inquirenti come anti-economiche – dissipative del patrimonio della stessa banca – caratterizzate da conflitti d’interesse, erano state autorizzate dagl’indagati non osservando i vincoli imposti dalla normativa di settore vigente e dalle puntuali istruzioni operative emanate dalla Banca d’Italia, nel corso delle tre ispezioni, a salvaguardia e a tutela del credito.

Conseguentemente, le cause dello stato d’insolvenza sono state individuate nell’imprudente e spregiudicata azione direttiva e di controllo della governance, che ha continuato negli anni ad erogare numerose linee di credito senza garanzie reali, con istruttorie carenti e poco trasparenti, ma, soprattutto, non rispondenti alle ordinarie logiche creditizie e bancarie.

Particolare attenzione è stata posta alla palese inosservanza degli obblighi creditizi ed all’eccessiva esposizione al rischio di perdite procurato dal costante e ripetuto sconfinamento a favore di numerosi clienti della banca. Le condotte dei componenti degli organi di gestione e di controllo avrebbero così determinato gravi responsabilità penali di natura omissiva, equiparabili alla causazione dell’evento che s’aveva l’obbligo giuridico d’impedire. direttore@altrepagine.it

Di FABIO BUONOFIGLIO

Classe 1974. Spirito libero, animo inquieto e ribelle. Giornalista. Negli ultimi 25 anni collaboratore e redattore di diverse testate quotidiane e periodiche regionali nel Lazio e nella sua Calabria. Nel 2011 fonda AltrePagine, la propria creatura giornalistica che da allora dirige con grande passione.

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