Eletto poco più di due anni fa sindaco di Corigliano-Rossano, il terzo Comune più grande della Calabria. Galvanizzato da uno strepitoso risultato elettorale “di protesta” pari al 73% dei consensi, che però già dopo il primo anno d’amministrazione sembra essersi dimezzato o consistentemente ridimensionato.
Perché dopo i proclami dai palchi contro le pratiche della vecchia politica, una volta nella stanza dei bottoni hanno cominciato a riemergere quelle stesse pratiche tanto vituperate in quella campagna elettorale gridata e finalizzata a catturare voti urbi et orbi.
Per continuare a recitare, Flavio Stasi (foto) è aduso a Facebook, il social network che smanetta in modo ossessivo-compulsivo ora per vendere qualche “amministrativa” batteria di pentole a pressione in imperdibile offerta speciale, ora per difendersi, a suo originale modo, dalle legittime critiche della dialettica politica e giornalistica.
L’informazione e il “vangelo secondo Flavio”
A proposito di giornali, a parole Stasi continua a proclamarsi un tifoso ultrà della libertà di stampa, del diritto di cronaca e di critica dei giornalisti, ma palesa continua e costante insofferenza nei confronti di quella stampa che l’attività di controllo sui pubblici poteri non l’ha mai mollata e continua ad esercitarla. In ciò supportato proprio da quello che è il vero problema, a queste latitudini. Tra i giornalisti locali, infatti, oramai da anni in pochissimi fanno i giornalisti, perché la gran parte si limita al copia e incolla delle note dei sindaci, degli assessori, dei loro oppositori, della Questura, della Procura, degli avvocati penalisti “di grido” e di chi più ne ha ne metta. E alle interviste farlocche, quelle senza domande o con domandine del cazzo, quelle in cui basta tenere un microfono davanti all’orifizio parlante e siamo in onda, oggi col vangelo secondo Flavio.
E allora palma d’oro all’attore Stasi quale miglior vittima protagonista: «Dopo essere stato ladro, imbecille, clientelista, cliente, corrotto, corruttore, peracottaro, bugiardo, figlio del demonio ed altre cose del genere, oggi, signore e signori, sono diventato… mafioso!», scriveva qualche giorno fa sulla sua pagina social. Dove, battute mistificatrici a parte, nel merito delle critiche non ha mai osato replicare. Comprensibile mancanza d’“argomenti” d’un personaggio politico che appena eletto tenne una conferenza stampa annunciandone una al mese e siamo rimasti a quell’unica esclusiva puntata del luglio 2019!
La maggioranza scendiletto di Stasi
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In talune occasioni sempre pronti a dispensare dotte lezioni di buon giornalismo e ad annunciare querele erudite di diritto penale a iosa. Perché la “colpa” di tutto ciò che non va è di “certi giornali” e di “certi giornalisti”, che dando “certe notizie” informano i cittadini sull’andazzo.
È una storiella vecchia come il cucco questa, perché a pensarla allo stesso modo era la vecchia politica nostrana, quando i “nostri” politicamente si beavano di “certe notizie” e ci costruivano questo presente politico-amministrativo. In cui stonano assai certe ufficiali note e meno ufficiali messaggi di “solidarietà”, roba di mera facciata quando un giornale e un giornalista vengono colpiti da gravi atti criminali di stampo mafioso e intimidatorio.
Una maggioranza giovane quanto “puritana”, nella quale c’è chi legge così tanti quotidiani nazionali da non riuscire a distinguere su un quotidiano locale un pezzo “di colore” schiumoso di birra dalla schiuma che sovente sgorga per giorni e giorni dalla rete fognaria comunale questa sì inosservata.
Purtuttavia è nervosismo politico-amministrativo, è ansia da prestazione di quanti vorrebbero fare e fare bene, ma sono consci d’essere offuscati politicamente ed amministrativamente da un sindaco accentratore, quasi un re cui molti degli stessi consiglieri di maggioranza continuano a fare da scendiletto suo stesso mezzo: Facebook.
Rimediare però è possibile. Dopo due anni e passa, sarebbe opportuno che Stasi & company diano una “scossa” meno social e realmente visibile all’amministrazione comunale. Per smentire coi fatti la disarmante ammissione – «non è cazzo nostro» – proprio d’una consigliera comunale e proprio durante una riunione di maggioranza. Mai smentita da nessuno. E ci mancherebbe. direttore@altrepagine.it