Dopo più di quattro anni sul discusso comune unico è attesa una sentenza di merito della giustizia amministrativa
A distanza di quasi quattro anni dalla celebrazione del referendum consultivo dei cittadini degli ex comuni di Corigliano Calabro e di Rossano, che il 22 ottobre del 2017 col suo risultato determinò la fusione tra i due enti, e, poco dopo, la nascita del comune unico di Corigliano-Rossano istituito dalla Legge regionale n. 2 del 2 febbraio 2018, tutto ciò ch’è accaduto fino ad oggi potrebbe tornare in discussione.
La voglia di “scissione” è forte sia a Corigliano che a Rossano
Nulla di clamoroso, almeno per il momento. Anche se il momento è proprio quello in cui spira davvero fortissimo tra i cittadini coriglianesi e rossanesi il sentimento del ritorno indietro, vale a dire all’imbocco d’un tunnel che finora non ha prodotto alcun miglioramento della qualità della loro vita, e che non lascia intravedere per nulla la luce in fondo ad esso, quindi nulla di buono per il futuro.
Già, perchè oggi la voglia di “scissione” fa proseliti in lungo e in largo, tanto a Corigliano quanto a Rossano. I tempi lunghi della giustizia hanno però lasciato scorrere ben quattro anni perchè potesse essere fissata una data: 10 novembre 2021.
La causa pendente al Tribunale amministrativo dall’estate del 2017
Nell’udienza di quel giorno, a Catanzaro, dinanzi ai giudici del Tribunale amministrativo regionale della Calabria, la giustizia affronterà finalmente il “caso Corigliano-Rossano”. E l’affronterà nel merito della questione “fusione”, essendo chiamato a pronunciarsi con una sentenza.
Il ricorso alla giustizia amministrativa è datato: oggi a ricordarsene sono praticamente soltanto i diretti interessati, vale a dire il gruppo di cittadini coriglianesi che nell’estate del 2017 lo propose, patrocinati dall’avvocato Albino Domanico del foro di Cosenza.
Chi sono le parti in causa
Naturalmente il Comune di Corigliano-Rossano, che poco più di due anni fa ha eletto Flavio Stasi suo primo sindaco (nella foto d’apertura), è la principale parte in causa. Fu l’ex Comune di Rossano a costituirsi in giudizio contro l’agguerrito gruppo di cittadini coriglianesi, e lo fece con l’avvocato Salvatore Dettori del foro di Roma. L’ex Comune di Corigliano Calabro non si costituì contro i suoi cittadini.
La causa, come tante altre che per i due ex comuni erano ancora pendenti nelle sedi di giustizia, è stata riassunta dal comune unico in qualità di “parte resistente”. Altre “parti resistenti” sono la Regione Calabria, la Presidenza del Consiglio dei ministri e la Prefettura di Cosenza.
Nello stesso giudizio, quali parti ad opponendum, figurano il consigliere regionale Giuseppe Graziano il quale propose la legge regionale istitutiva del comune unico di Corigliano-Rossano, l’ex consigliere regionale Giuseppe Giudiceandrea ed alcuni rappresentanti dei comitati rossanesi che hanno perorato la fusione.
Cosa chiedono i ricorrenti
Nel motivato e corposo atto depositato al Tar nel 2017 da parte dell’avvocato Domanico e che giungerà in giudizio il prossimo 10 novembre, i ricorrenti coriglianesi chiedono alla giustizia amministrativa l’annullamento degli atti che in esso sono impugnati.
Vale a dire: il decreto dell’ex presidente della Regione Calabria Mario Oliverio che indisse il referendum consultivo del 22 ottobre 2017; la delibera del Consiglio regionale del 27 gennaio 2017 recante “Effettuazione referendum consultivo obbligatorio sulla proposta di legge n. 182/10^ di iniziativa del consigliere Giuseppe Graziano”; la risoluzione della Prima commissione consiliare “Affari istituzionali, affari generali e normativa elettorale”; la delibera del Consiglio comunale di Corigliano del 1° febbraio 2016; la delibera del Consiglio comunale di Rossano del 16 gennaio 2015; ogni altro atto, connesso e coordinato, anteriore e conseguente.
Nel giudizio figurano già costituite delle parti ad adiuvandum – vale a dire soggetti che hanno aderito ai motivi del ricorso – alle quali da qui alle prossime settimane andranno ad aggiungersene altre. direttore@altrepagine.it