Gongolano i “fusionisti” del piffero e dei pifferai magici di Corigliano-Rossano. E gongolano molto più quelli di Rossano che quelli di Corigliano, dopo che, stamane, il Tribunale amministrativo regionale di Catanzaro ha respinto quel vecchio ricorso dell’estate 2017
NE AVEVAMO PARLATO QUI quando i coriglianesi si fecero fregare dai vari Minnicelli, Graziano, Promenzio, ed altri personaggi meno blasonati tra cui molti personaggetti d’avanspettacolo, in nome della pretesa riapertura di quel ricettacolo di malaffare e di malagiustizia che fu il soppresso tribunale di Rossano o dell’ambizione di diventare sindaco d’una «terza città della Calabria» che dopo quattro anni è ridotta al quarto mondo della regione.
Per dirla con una battuta scurrile, ma sempre cara a un mio caro amico, «un peto nell’universo, che non fa né rumore né puzzo».
È innegabile, infatti, che stra-gran parte della Calabria (figuriamoci dell’Italia, dell’Europa, del mondo!) non sanno neppure che esiste ‘sta città, e a chi lo sa paura non ne ha mai fatta.
Ancora senza uno “straccio” di statuto comunale
Forse forse, Corigliano-Rossano, sarebbe “solo” da terzo mondo, se padri, padrini e padroni della fusione avessero calcolato bene quel percorso elettorale che, come nella famigerata legge del contrappasso, nel giugno del 2019 ha restituito loro la gran fregatura propinata due anni prima ai coriglianesi ed ai rossanesi.
Le prime elezioni comunali le ha vinte infatti il meno fusionista tra i fusionisti, vale a dire il giovanotto dello sciopero della fame del 2012 in quel cesso di tribunale, l’agitatore contro tutte le ingiustizie del mondo piovute negli anni dai cieli rossanesi e coriglianesi, che sono rimaste tali e quali anche dopo il tocco taumaturgico di “san” Flavio Stasi da Santo Stefano di Rossano, non di Rogliano!
E così, dopo due anni e mezzo della prima amministrazione comunale di questa cloaca massima di doppio paesone, la classe politica più scadente che coriglianesi e rossanesi abbiano mai avuto nelle loro distinte storie politiche non è riuscita neppure a scrivere uno straccio di statuto comunale, che non fosse quella bozza scopiazzata qua e là (e scopiazzata male persino nella lingua italiana) circolante da mesi su Whatsapp a mo’ di divertente intrattenimento NE ABBIAMO PARLATO QUI, prodotta dalla “Commissione Salimbeni”, cioè da quel gruppetto d’avvocatini che siede in Consiglio comunale supportato da qualche emerito sconosciuto cattedratico ingaggiato a gettone dall’attuale vicesindaca Maria Salimbeni.
Sulla restante parte dei grandi “risultati” della fusione annoieremmo i nostri cittadini-lettori coriglianrossanesi, che sanno bene assai quali sono le piaghe sulla loro stessa pelle…
I “moti” politici in atto
Sottovalutano, gli odierni gongolanti, la capacità dei cittadini-elettori di sapere ben discernere dopo aver preso una grossa fregatura. E sottovalutano, schernendoli che è ancor peggio, i moti politici in atto. Che non sono affatto proiettati a un Medioevo impropriamente evocato da qualcuno in queste ore, ma più semplicemente alla rifondazione dei comuni di Corigliano Calabro e di Rossano in questo tempo: qui ed ora, hic et nunc.
Nel suo “Trattato del ribelle” del 1990, il filosofo tedesco Ernst Jünger proprio così definisce la sua figura del “Ribelle”, il guerriero che s’oppone alle tirannidi delle false democrazie:
«Il motto del Ribelle è: Hic et nunc – essendo il Ribelle uomo d’azione, azione libera ed indipendente. Abbiamo constatato che questa tipologia può comprendere solo una frazione delle masse, e tuttavia è qui che si forma la piccola élite capace di resistere all’automatismo e di far fallire l’esercizio della forza bruta. È l’antica libertà in veste moderna: la libertà sostanziale, elementare, che si ridesta nei popoli sani ogniqualvolta la tirannide dei partiti o dei conquistatori stranieri opprime il paese. Non è una libertà che si limita a protestare o emigrare: è una libertà decisa alla lotta». E a vincerla la lotta, aggiungiamo noialtri.
Rifondare i due comuni è possibile eccome
A Corigliano come a Rossano oggi c’è la politica alternativa al “pensiero” assolutamente non più dominante della fusione, e questo è l’elemento più importante, fondamentale.
Come ci sono gli strumenti giuridico-legislativi per rifondare i comuni di Corigliano Calabro e di Rossano. Come per questa battaglia ci sono già degli alleati nel neo eletto Consiglio regionale della Calabria, tanto nella maggioranza quanto nell’opposizione. E l’ultimo grado di giudizio – quando sarà – è quello politico… direttore@altrepagine.it