La notte del 23 giugno 1993, a Manassas, nello Stato americano della Virginia, una giovane e graziosa ecuadoregna, impugnando un coltello da cucina trancia di netto, alla base, il pene di suo marito.
Si chiama Lorena Gallo, di professione fa la manicure e non ha nemmeno compiuto 23 anni. Il marito, John Wayne Bobbit, ha 26 anni ed è un ex Marine.
Lei è piccolina, neanche un metro e sessanta, lui un marcantonio tutto muscoli che fa l’istruttore di nuoto. La ragazza entra nella stanza dove il marito dorme e gli stacca il pene. Poi esce di casa con l’organo, sale in auto e parte. Dopo un po’ apre il finestrino e getta fuori il brandello sanguinolento facendolo finire in un campo.
Nel frattempo il marito va in ospedale e la polizia si precipita a casa sua alla ricerca del pene, senza però trovarlo.
Lorena si rende conto d’averla fatta grossa e chiama la polizia, rivelando il luogo dove ha gettato il pene del marito. Gli agenti corrono sul campo accanto alla strada e lo ritrovano, lo mettono sotto ghiaccio e lo portano in ospedale. Lì, con un intervento chirurgico durato ben nove ore e mezzo, John Wayne Bobbit viene ricongiunto al suo membro.
La propaggine si rivelerà pure funzionante: la prova saranno un paio di film porno che l’ex Marine interpreterà.
Il processo, anzi i processi, furono soprattutto mediatici, ma gli sviluppi successivi di quella vita di coppia scoppiata adesso non c’interessano.
Solo un’ovvia, banale considerazione. Il pene ha molteplici importanti funzioni, tutte vitali: quella urinaria, quella sessuale e quella procreativa. Ed è l’organo del corpo umano maschile che rappresenta la vita.
Il Movimento per la Vita, le molestie alle donne e quei commenti contro la vita
In Italia, due anni dopo l’approvazione della civilissima legge sull’interruzione volontaria di gravidanza (a dispetto di quanto ne possa pensare una sparuta minoranza del Paese) – la Legge numero 194 del 1978 – il 15 gennaio del 1980 nasce il Movimento per la Vita, la federazione delle associazioni d’aiuto alla vita operanti nel Paese.
Sotto l’insegna della federazione nazionale, oggi sono oltre cinquecento i movimenti locali, che si propongono di promuovere e di difendere il diritto alla vita e la dignità d’ogni uomo, dal concepimento alla morte naturale, favorendo una cultura dell’accoglienza nei confronti dei più deboli e indifesi, e, soprattutto, dei bambini concepiti e non ancora nati.
Il Movimento per la Vita è presente a Corigliano-Rossano, ha una sede in contrada Donnanna nell’area urbana rossanese ed è presieduto dal giovane Natale Bruno.
Il sodalizio e il suo presidente sono molto inclini al mondo della comunicazione pubblica in tutte le sue attuali e moderne forme, e sempre partecipi nel dibattito politico locale per quanto attiene le loro specifiche finalità tematiche.
Il movimento per la vita di Corigliano-Rossano ha una pagina Facebook, attraverso la quale divulga le proprie iniziative e condivide notizie d’interesse.
Oggi ha condiviso una notizia di cronaca diffusa da una testata giornalistica locale. E in calce alla notizia compare un unico commento, postato da un profilo fasullo ovviamente non collegabile al maschio o alla femmina (nel più autentico senso animale) che l’ha concepito e subito partorito. Una brutta pagina di “vita”, non c’è che dire. direttore@altrepagine.it