La falsa vittima alla fine ha ritrattato tutto svelando ai giudici d’essere stata costretta da suo marito e dall’avvocato. Il “caso” dell’estate 2019 è stato archiviato

Bastò quel terribile atto d’accusa per mandarli in galera. In modo plateale, ripresi con le manette strette ai polsi da tutte le televisioni italiane sulla soglia del Commissariato di polizia di Corigliano-Rossano.

Momenti drammatici che non dimenticheranno mai nella loro vita. Era la mattina del 14 agosto 2019. In carcere, a Castrovillari, vi finirono Pierluigi Gallo, 46 anni, suo cugino Sergio Gallo, di 48, William Oranges, di 45, Gianni Montalto, di 40, e Salvatore Bruno, di 39. Tutti di Corigliano-Rossano, tutti incensurati.

Ad accusarli era stata, ai primi d’agosto, una donna di 44 anni di nazionalità albanese sposata con un uomo di Corigliano-Rossano e qui residente.

Violenze e sevizie sessuali di gruppo, minacce ed estorsioni: tutto falso 

Nell’atto di denuncia, scritto e depositato in Procura dal suo avvocato, aveva raccontato d’essere stata violentata e seviziata dai 5 poi arrestati, in “branco”, per ben 10 anni, e d’essere rimasta vittima di pretese estorsive da parte dei suoi aguzzini dietro la minaccia di diffondere dei filmati che la ritraevano durante i rapporti sessuali. Aveva, però, clamorosamente mentito. 

Il Tribunale di Castrovillari

Le nuove indagini e il decreto d’archiviazione 

Il caso è stato archiviato lo scorso 15 marzo dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Castrovillari, Simone Falerno, su richiesta ben articolata e motivata del sostituto procuratore Mauron Gallone. «La parte offesa non è né credibile né attendibile», si legge nel provvedimento d’archiviazione.

La donna, infatti, a seguito di un’ulteriore attività d’indagine disposta dallo stesso pubblico ministero Gallone – che non aveva portato alla cristallizzazione d’alcun tipo di prova – lo scorso 26 agosto, a distanza di due anni dalla denuncia, infine ha ritrattato tutto.

«Non si può ignorare l’evidente contraddizione nella quale è intercorsa la persona offesa, la quale ha radicalmente cambiato versione dei fatti, affermando da ultimo di aver inventato ogni accusa nei confronti degli imputati, in quanto spinta dal marito e da un avvocato».

Proprio il suo legale, vale a dire l’avvocato che aveva redatto la denuncia in calce alla quale lei aveva posto la propria firma.

L’accusatrice – passata da “vittima” a carnefice di 5 persone innocenti – non solo s’è sconfessata, ma è stata sbugiardata anche dalle dichiarazioni rese dal proprio medico circa le lesioni che presentava sul corpo, nonché dagli esiti dei tabulati telefonici.

Il momento della scarcerazione

La scarcerazione non ha fatto mai cessare l’onta sociale della maldicenza e del dito puntato

I due Gallo, Oranges, Montalto e Bruno, erano rimasti in cella per 17 giorni. Già in sede di discussione delle istanze di riesame, infatti, il Tribunale di Catanzaro aveva annullato le ordinanze di custodia cautelare, annullamenti poi confermati a gennaio del 2020 dalla Corte di Cassazione.

Da quel loro drammatico Ferragosto del 2019, però, l’onta della calunnia, del dito sociale puntato e della maldicenza nei loro confronti non è mai cessata.

I 5 sono stati difesi dagli avvocati Giacinto D’Urso, Vincenzo Reda, Francesco Cornicello, Giovanni Antonio Scatozza, Pasquale Madeo ed Ivan Iurlo. E su questa squallida vicenda i legali difensori e i diretti interessati preannunciano clamorosi sviluppi… direttore@altrepagine.it   

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Di FABIO BUONOFIGLIO

Classe 1974. Spirito libero, animo inquieto e ribelle. Giornalista. Negli ultimi 25 anni collaboratore e redattore di diverse testate quotidiane e periodiche regionali nel Lazio e nella sua Calabria. Nel 2011 fonda AltrePagine, la propria creatura giornalistica che da allora dirige con grande passione.

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