«Pistola mai ritrovata e minacce dei suoi familiari ai familiari della vittima»: il giudice rigetta l’istanza dei difensori dell’imputato per l’eclatante sparatoria di fine agosto in pieno centro allo Scalo coriglianese
È cominciato martedì 12 aprile scorso, dinanzi al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Castrovillari Simone Falerno, il processo con rito immediato a carico del 35enne netturbino coriglianese Stefano Proglio (foto).
L’uomo, che ha qualche piccolo precedente, è imputato con l’accusa di tentato omicidio nei confronti del suo coetaneo e concittadino Pasquale Semeraro, barista d’una stazione di servizio allo Scalo coriglianese di Corigliano-Rossano.
Il ritenuto attentatore è detenuto in carcere da sette mesi e mezzo, precisamente dalla tarda serata dello scorso 28 agosto. Quando, oramai braccato dalle forze dell’ordine, s’era presentato nella caserma dei carabinieri di Moncalieri, il suo paese d’origine paterna nei pressi di Torino, dov’era fuggito assieme alla moglie dopo che la mattina del giorno precedente, impugnando una pistola calibro 7,65, aveva sparato al proprio “rivale” per motivi personali.
Semeraro, gravemente ferito, era stato operato d’urgenza
La vittima era rimasta gravemente ferita. Per Semeraro s’era reso infatti necessario il trasferimento dal Pronto soccorso dell’ospedale cittadino “Guido Compagna” nel nosocomio dell’Annunziata di Cosenza dove aveva subito un delicato ed urgente intervento chirurgico per l’estrazione d’una pallottola conficcatasi nel torace.
La sparatoria era avvenuta intorno alle 11,30 del mattino di quella calda giornata di fine agosto, sulla centralissima e lunga Via Nazionale allo Scalo coriglianese.
Quel far west d’una calda mattina di fine estate
Secondo la ricostruzione dei fatti effettuata dai carabinieri di Corigliano e dal sostituto procuratore di Castrovillari Angela Continisio, quella mattina, proprio lungo Via Nazionale, vi sarebbe stato un vero e proprio far west, con un rocambolesco inseguimento che avrebbe coinvolto pure un cugino di Pasquale Semeraro suo perfetto omonimo, Pasquale Semeraro di 33 anni.
I Semeraro, a bordo di due motociclette, avrebbero inseguito Proglio, il quale era alla guida della propria autovettura Audi A3. Fino al pieno centro dello Scalo. Dove Proglio aveva poi estratto e impugnato la pistola con la quale aveva esploso 4 colpi all’indirizzo di Semeraro dopo che questi gli aveva sfondato i cristalli dell’auto servendosi d’una mazza.
Ecco i motivi del diniego alla scarcerazione
Al termine della prima udienza tenutasi martedì – una seduta giudiziaria meramente “tecnica” – i difensori dell’imputato, gli avvocati Giovanni Zagarese e Fabio Salcina del foro di Castrovillari, hanno formalmente avanzato al giudice la richiesta di scarcerazione del loro assistito, sollecitando la sostituzione della misura cautelare con gli arresti domiciliari.
Richiesta di fronte alla quale il pubblico ministero Continisio s’è motivatamente opposta, come pure i difensori della vittima costituitasi parte civile, gli avvocati Mario Elmo ed Andrea Salcina dello stesso foro. E ciò, sulla scorta d’alcuni fatti nuovi.
Il giudice Falerno s’era poi riservato la decisione, sciogliendo la propria riserva nel pomeriggio di ieri. Rigettando la richiesta dei difensori dell’imputato e negando così la scarcerazione di Proglio.
Ecco cosa scrive il togato nel provvedimento: «Ritenuto che il supporto conoscitivo portato all’attenzione del Giudicante da parte delle persone offese meriti allo stato attenzione, non potendo sottacersi il possibile pericolo per la loro incolumità nell’ipotesi dell’accoglimento dell’istanza difensiva, alla luce dei nuovi procedimenti penali aperti relativi a presunte minacce rivolte dai familiari del Proglio nei loro confronti, del mancato rinvenimento dell’arma utilizzata per il delitto, della dedotta vicinanza dell’abitazione in cui questi dovrebbe essere sottoposto agli arresti domiciliari al luogo di lavoro e all’abitazione del Semeraro». direttore@altrepagine.it