Il giudice ha assegnato l’imputato agli arresti domiciliari in un’abitazione «ben distante da quella delle persone offese»
Il 35enne netturbino coriglianese Stefano Proglio (foto), imputato per il tentato omicidio del barista suo coetaneo e concittadino Pasquale Semeraro, poco fa ha lasciato il carcere.
È stato infatti assegnato agli arresti domiciliari. La decisione è maturata in queste ultime ore da parte del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Castrovillari Simone Falerno, lo stesso che – motivatamente – lo scorso 15 aprile la scarcerazione gliel’aveva negata.
Il togato ha sciolto la propria riserva dopo aver letto una nuova istanza trasmessa dai difensori, gli avvocati Giovanni Zagarese e Fabio Salcina del foro di Castrovillari, il parere favorevole espresso dal pubblico ministero Angela Continisio, le deduzioni – di segno assolutamente opposto – dei difensori delle parti offese, gli avvocati Mario Elmo ed Andrea Salcina dellostesso foro castrovillarese.
Il giudice ha ritenuto che i difensori di Proglio abbiano
«introdotto un elemento di novità, costituito dalla possibilità per l’imputato di essere ospitato presso un’abitazione ben distante da quella delle persone offese, così effettuando un contemperamento tra le esigenze di protezione di queste ultime e la considerazione della misura carceraria in termini di extrema ratio, tenuto anche conto del lungo periodo di tempo trascorso dall’inizio di esecuzione della stessa».
Ritenuto, dunque, che allo stato le originarie esigenze cautelari possano considerarsi attenuate, il giudice ha accolto l’istanza, e, per l’effetto, ha disposto nei confronti di Proglio
«la sostituzione della misura cautelare con quella degli arresti domiciliari presso l’abitazione del compagno della madre sita in Corigliano-Rossano, area urbana di Corigliano, località Apollinara, prescrivendo di non allontanarsi dal luogo di esecuzione della misura cautelare se non previa autorizzazione del giudice che procede e di non comunicare, neppure in via telefonica o telematica, con persone diverse dagli stretti congiunti e da coloro che lo assistono, i cui nominativi dovranno essere comunicati alla polizia giudiziaria».
Il processo a carico di Proglio proseguirà il prossimo 24 maggio. L’attentatore era detenuto in carcere da otto mesi. Nella tarda serata dello scorso 28 agosto, infatti, oramai braccato dalle forze dell’ordine, s’era presentato nella caserma dei carabinieri di Moncalieri, il suo paese d’origine paterna nei pressi di Torino, dov’era fuggito nelle ore precedenti assieme alla moglie.
Sì, perché la mattina del giorno precedente, impugnando una pistola calibro 7,65, aveva sparato al proprio “rivale” per motivi personali ferendolo gravemente, lungo la centralissima Via Nazionale allo Scalo coriglianese. direttore@altrepagine.it