Sul caso si sono pronunciati in via definitiva i giudici della suprema Corte di Cassazione
Tra i mesi di dicembre e febbraio scorsi sono stati numerosi gli accertamenti della guardia costiera in forza alla Capitaneria di porto di Corigliano-Rossano lungo tutto il litorale jonico cosentino
finalizzati a “scovare” quanti, tra i titolari delle concessioni sulla spiaggia, avevano continuato a mantenere le strutture dei loro stabilimenti balneari sul pubblico demanio marittimo dopo la fine della scorsa stagione balneare, in barba alle specifiche autorizzazioni concessorie. E numerosissime sono state le denunce di concessionari alla Procura di Castrovillari, coi conseguenti sequestri dei tratti di spiaggia rimasti abusivamente occupati durante il resto dell’anno, nella maggior parte dei casi avulso da ogni autorizzazione.
In tal senso, infatti, sono molto chiare le disposizioni degli articoli 54 e 1161 del Codice della navigazione, e quando non ci si attiene alle norme in essi previsti, non lasciando quei tratti di spiaggia alla libera fruizione pubblica, non si tratta d’un illecito amministrativo bensì d’un vero e proprio reato.
Il “caso Olivo”
È recentissima la condanna penale definitiva d’una nota ex imprenditrice balneare rossanese. Si tratta di Stefania Olivo, 47 anni, sorella della già assessora dell’ex Comune di Rossano, attuale consigliera comunale di Corigliano-Rossano nonché assessora alla Provincia di Cosenza, Adele Olivo. A Stefania Olivo il lido lo sequestrarono i militari della guardia di finanza coriglianese, il 17 marzo del 2017. Si tratta dell’ex stabilimento balneare “Ester Stella beach”, ubicato sulla spiaggia rossanese di contrada Momena.
La concessione demaniale marittima del 2012 di cui era titolare la Olivo, prevedeva la presenza sulla spiaggia delle strutture e delle attrezzature del lido balneare dal 1° giugno al 30 settembre. La titolare, però, a fine stagione non aveva fatto rimuovere né la recinzione perimetrale del tratto d’arenile datole in concessione né la struttura prefabbricata poggiata su un basamento di cemento armato e le altre opere annesse.
Per tale reato, il 4 marzo del 2021 il Tribunale di Castrovillari condannò la Olivo a 400 euro di multa.
La difesa dell’ex imprenditrice balneare, rappresentata dall’avvocato Ettore Zagarese del locale foro, nel processo aveva cercato di dimostrare, non riuscendovi, che Stefania Olivo non s’era mai occupata dello stabilimento balneare e che se ne occupava l’ex marito, il 50enne Cosimo De Luca finito in carcere nell’aprile del 2013 per avere ucciso una 19enne di nazionalità rumena della quale s’era innamorato e gettato nel greto d’un torrente il suo cadavere, e che per quell’aberrante delitto oggi sta scontando la sua definitiva condanna all’ergastolo.
De Luca è in carcere dalla primavera del 2013, mentre il sequestro del lido abusivo risale a ben quattro anni dopo, com’è scritto nelle motivazioni della sentenza di condanna della titolare della concessione. Alla quale nel processo aveva cercato di dare man forte il figlio, Giovanni De Luca, che dopo l’arresto del padre in estate aveva continuato ad occuparsi della gestione del lido “Ester Stella beach” e quindi citato a testimoniare in dibattimento.
A nulla è valso, al legale della Olivo, insistere anche sul fatto che la propria assistita già prima del sequestro della guardia di finanza aveva avviato le pratiche burocratiche finalizzate a cedere la concessione demaniale, cessione avvenuta però solo successivamente. Il lido “Ester Stella beach”, infatti, successivamente ha cambiato denominazione e ora è gestito da un altro imprenditore del luogo.
Sul “caso Olivo” lo scorso 23 febbraio si sono definitivamente pronunciati i giudici della suprema Corte di Cassazione, che hanno ritenuto infondato il ricorso dell’avvocato Zagarese, rigettandolo e confermando la condanna di Stefania Olivo. I motivi della sentenza sono stati depositati pochi giorni fa. direttore@altrepagine.it