di Antonella Balestrieri

Trasferimenti “selvaggi”, negli ultimi giorni, nell’ospedale spoke di Corigliano-Rossano. E i ritardi per le prestazioni sanitarie da “congenite” diventano al limite della tolleranza di una società che si reputa civile.

Un quadro sempre più desolante, che si è ulteriormente acutizzato a seguito del trasferimento di ben 14 infermieri in servizio nei laboratori analisi dei due distinti plessi dell’ospedale, il “Guido Compagna” di Corigliano e il “Nicola Giannettasio” di Rossano.

Il risultato è che per dei semplici prelievi i tempi adesso sono diventati biblici. Con settimane di attesa, poiché il personale è praticamente ridotto all’osso. Appena qualche infermiere per riuscire a smaltire le richieste dell’utenza. Da qualche centinaio di prelievi giornalieri del “Compagna”, ora se ne effettuano appena qualche decina. Del resto non potrebbe essere diversamente: il personale manca.

Per garantire che il laboratorio analisi non chiuda i battenti si vive alla giornata. Si prendono “in prestito” gli infermieri di altri reparti, che corrono in soccorso dei loro colleghi a discapito di quegli stessi reparti che si vedono costretti a rinunciare al personale. La decisione di riassegnare ad altri presidi sanitari della provincia di Cosenza il personale infermieristico è arrivato direttamente dall’Azienda sanitaria, quasi come un sonoro ceffone in faccia ai tanti cittadini che giornalmente mendicano la sacrosanta assistenza medica. Che, nel tempo, da diritto sancito dalla Costituzione è diventato un terno al lotto.

Nel “Compagna” regnano desolazione e sconforto

Sulle ragioni di tale decisione sembra non vi siano ragionamenti manageriali per l’efficientamento della sanità di questo territorio, ma la banale volontà di accontentare personalismi. Ha invece dovuto chiudere le porte, da tre giorni a questa parte, la Radiologia del “Compagna”.

Di conseguenza, vi sono limiti per gli esami diagnostici: nel caso ad esempio di Tac con contrasto o altro, i pazienti devono fare la spola, trasportati dalle ambulanze, tra il “Compagna” e il “Giannettasio”. Tutto con un grosso spreco di denaro pubblico.

Dei tre medici in servizio a Radiologia, in due si sono ammalati, e, giustamente, restano a casa in convalescenza. Il terzo medico, la cui presenza, seppure in solitaria, avrebbe comunque garantito la continuità del servizio, è stato “chiamato alle armi” nel reparto gemello del “Giannettasio”. Un tempismo che rasenta l’assurdo, ma che di fatto conclama, qualora ve ne fosse ancora bisogno, la rodata abitudine di spogliare un santo per vestirne un altro. Va in scena l’illogicità della logica… redazione@altrepagine.it

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