La carcassa del mezzo, rubato in precedenza, è stata rinvenuta dai poliziotti lungo il greto del torrente Cino proprio nei pressi del luogo in cui mercoledì sera è stato compiuto l’agguato nei confronti del “diavolo”

Il trentunesimo atto incendiario d’un automezzo dall’inizio di quest’anno a Corigliano-Rossano, fa “più notizia” degli altri trenta.

No: stavolta non si tratta affatto d’un atto intimidatorio nei confronti di chicchessia, ma d’un rogo “diverso”. Appiccato e compiuto per occultare le tracce d’un delitto. Un agguato armato che davvero per miracolo non ha visto il secondo morto ammazzato in meno d’un mese in città, dopo l’omicidio di Pasquale Aquino compiuto la sera del 3 maggio scorso.

La sera di mercoledì 1° giugno, nei pressi del lungomare che scorre in contrada Pirro-Malena, la vittima “predestinata” e mancata era il 39enne pregiudicato coriglianese Cosimo Marchese, noto come “Il diavolo” in quegli ambienti di malavita circa i quali, negli ambienti investigativi locali e giudiziari, è conosciuto come personaggio piuttosto attivo nel “settore” delle sostanze stupefacenti.

Mercoledì sera quei suoi stessi ambienti avevano deciso di fargli la pelle, ma l’azione è clamorosamente fallita, per circostanze non chiare. Potrebbe, infatti, essersi verificato un imprevisto come il rumore d’una macchina “sintomatico” dell’imminente sopraggiungere di qualche inaspettato testimone, o potrebbe addirittura essersi inceppato il fucile calibro 12 caricato a pallettoni imbracciando il quale l’ignoto esecutore, cui era stato affidato il compito d’ammazzare Marchese, ha aperto il fuoco. Mistero. 

La sede del Commissariato cittadino

Le indagini della polizia coordinate dalla Procura di Castrovillari

Il sicario, secondo il racconto del “diavolo” ritenuto credibile dai poliziotti del Commissariato cittadino diretto dal vicequestore aggiunto Cataldo Pignataro, titolari delle indagini coordinate dai magistrati dell’ufficio giudiziario di Castrovillari guidato dal procuratore Alessandro D’Alessio, sarebbe spuntato dal portellone posteriore d’un furgone che lo avrebbe seguito e al momento propizio sorpassato, mentre lui alla guida della propria Fiat Panda era quasi arrivato a casa.

Assieme al killer armato di fucile, pare vi fosse un secondo uomo, e, a questo punto, anche un terzo complice alla guida dell’automezzo scelto per compiere la spedizione di morte.

Marchese è rimasto lievemente ferito a un braccio e ad una gamba, attinto solo di striscio dai diversi colpi esplosi contro il parabrezza e la carrozzeria della sua Panda, ma all’improvviso il commando ha desistito dal continuare l’azione per ottenere il suo “scalpo”. 

Il Tribunale di Castrovillari

Il ritrovamento del furgone, incendiato appena dopo la fallita azione omicida

La carcassa d’un furgone incendiato – senza dubbio proprio il furgone usato dal commando – è stata ritrovata e sequestrata dai poliziotti della Squadra giudiziaria del Commissariato diretta dall’ispettore Stefano Laurenzano, nella calda giornata di venerdì scorso. Da giorni i detective stanno lavorando al caso.

L’area attorno alla zona del delitto setacciata dalla polizia

Il mezzo è stato rinvenuto a pochissima distanza dal luogo in cui il commando era entrato in azione mercoledì sera, in una radura lungo il greto in secca del torrente Cino che attraversa proprio contrada Pirro-Malena.

Il fuoco ha risparmiato la targa: il furgone è risultato essere stato rubato in città all’alba proprio del 1° giugno, e il proprietario ne aveva già sporto denuncia. L’ignoto gruppo di fuoco se n’è sbarazzato subito dopo il fallito omicidio e l’ha dato in pasto alle fiamme per cancellare ogni sua traccia. Nessuna traccia invece del fucile, neppure bruciata… direttore@altrepagine.it        

Di FABIO BUONOFIGLIO

Classe 1974. Spirito libero, animo inquieto e ribelle. Giornalista. Negli ultimi 25 anni collaboratore e redattore di diverse testate quotidiane e periodiche regionali nel Lazio e nella sua Calabria. Nel 2011 fonda AltrePagine, la propria creatura giornalistica che da allora dirige con grande passione.

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