Per il 36enne coriglianese Luca Zangaro, il giudice ha emesso una sentenza assolutoria di non luogo a procedere

Indagato l’anno scorso assieme a numerose persone e ad altri 4 coriglianesi, tra i quali suo zio Filippo Solimando (foto), il 52enne boss di ‘ndrangheta da 7 anni detenuto al 41-bis nel carcere di Opera a Milano.

Pure il nome del 36enne Luca Zangaro era entrato nelle maglie della maxi-inchiesta antimafia condotta dai magistrati della Procura distrettuale di Potenza, ma adesso n’è uscito.

Le accuse nei confronti degl’indagati – quasi tutti rinviati a giudizio – vanno dall’associazione per delinquere di stampo ‘ndranghetistico alle estorsioni, dagl’incendi al traffico di droga, fino agl’investimenti illeciti mediante il riciclaggio nel settore agricolo, per i quali sono accusati anche di trasferimento fraudolento di valori ed autoriciclaggio.

Dalle indagini dell’Antimafia lucana è emersa un’organizzazione criminale operante in provincia di Matera, ma ben collegata con la ‘ndrangheta coriglianese di Corigliano-Rossano, e facente capo proprio al boss Solimando oggi condannato in via definitiva a 20 anni di carcere nell’ambito d’un altro maxi-processo.

Nell’inchiesta dei magistrati di Potenza sull’asse ‘ndranghetista Corigliano-Matera è emersa la capacità dell’organizzazione di riciclare il denaro incassato attraverso il traffico di droga, pari anche a diversi milioni d’euro, in attività produttive del settore agricolo, condizionando di fatto il mercato regionale lucano.

L’avvocato Pasquale Di Iacovo

Nei giorni scorsi il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale potentino, in accoglimento delle tesi difensive espresse e delle relative richieste formulate dal difensore del nipote di Solimando, l’avvocato Pasquale Di Iacovo del foro d Castrovillari, nei confronti di Zangaro ha emesso una sentenza assolutoria di non luogo a procedere. redazione@altrepagine.it

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