Il 2 luglio in uno dei cantieri dell’ex candidato a sindaco di Trebisacce scoppiò un maxi-incendio
Il fatto criminale aveva provocato danni per mezzo milione di euro.
Nella serata di sabato 2 luglio scorso, due betoniere e una betonpompa della nota impresa “Sposato P&P Srl”, che ha cantieri tra i comuni di Villapiana, Francavilla Marittima e Cassano Jonio, erano andate completamente distrutte a seguito d’un incendio di chiara e lampante matrice dolosa (LEGGI QUI).
Il cantiere preso di mira dalla ‘ndrangheta fornisce materiale inerte e calcestruzzo destinato ai lavori in corso per la costruzione del nuovo tracciato del terzo megalotto Sibari-Roseto della Strada statale 106 jonica.
Le indagini erano già in corso dal mese di marzo
Le indagini sulla gravissima intimidazione – e non solo – sono state condotte, a partire dal precedente mese di marzo fino allo scorso agosto, da parte dei carabinieri della Compagnia di Cassano Jonio diretta dal capitano Michele Ornelli, sotto l’attento coordinamento della Procura distrettuale antimafia di Catanzaro.
E stamane sono scattati gli arresti: Leonardo detto “Nino” Abbruzzese, di 37 anni, Francesco Faillace, di 39, e Francesco Genovese, di 55, tutti di Cassano Jonio, i primi due già noti alla giustizia antimafia, mentre il terzo è un noto imprenditore edile, sono finiti in carcere con l’accusa di danneggiamento e tentata estorsione aggravati dal metodo e dalla finalità mafiosi.
I provvedimenti restrittivi sono stati emessi dal giudice per le indagini preliminari distrettuale su richiesta del procuratore Nicola Gratteri, dell’aggiunto Giancarlo Novelli e del sostituto Alessandro Riello.
Intercettazioni, pedinamenti e video-filmati sarebbero alla base delle indagini sviluppate dai detective dell’Arma cassanese.
Il rifiuto dell’incontro sotteso alla richiesta estorsiva
Secondo le risultanze investigative, due degli indagati avrebbero avvicinato e condotto in un agrumeto un dipendente dell’impresa Sposato – il cui storico patron, Pino Sposato, attivamente impegnato in politica, lo scorso mese di giugno è stato candidato a sindaco di Trebisacce – affinché riferisse al titolare di presenziare ad un incontro con gli stessi soggetti. Un appuntamento in cui sarebbero state meglio precisate le loro richieste.
Il titolare, cui il dipendente aveva riferito la ‘mmasciata, aveva però opposto un netto rifiuto, riferendo all’intermediario che non si sarebbe recato ad alcun incontro. Da qui gli atti intimidatori: dapprima una bottiglietta di benzina davanti alla sede legale dell’impresa, poi il maxi-incendio delle betoniere. Ora la risposta dello Stato. direttore@altrepagine.it