Corigliano-Rossano: è qui la festa? No.

Nessuno di noi, infatti, ha visto alcuna festa, in giro, nella giornata di ieri. Eppure era il quinto anniversario della morte di Corigliano e di Rossano, ammazzate il 22 ottobre del 2017 da un referendum popolare senza alcun quorum, cui partecipò una minoranza dei cittadini di Corigliano e di Rossano, la maggior parte dei quali già da tempo si vergogna per quel duplice omicidio compiuto senza coscienza politica alcuna, commissionatogli da pochi e piccoli comitati trasversali d’affari economici e d’interessi politici.

La festa la fecero quella sera d’un lustro fa in quella landa buia, deserta e di confine di contrada Insiti, che, considerati i lugubri risultati, è buona più per un camposanto che per un ospedale (sindaco Stasi, pensaci!).

Gli unici a ricordare la nefasta data sono stati i nostri amici Aldo Algieri, imprenditore coriglianese un tempo non molto lontano impegnato in politica, e Marco Lefosse, giornalista come noialtri, rossanese, ma stavolta solitario (un tempo l’anniversario veniva celebrato da diversi altri nostri amici e colleghi rossanesi), triste nella sua descrizione in quel mare magnum di pessimismo che lo circondava proprio mentre ne scriveva.

Noi stiamo con Aldo, e non perchè viviamo in questa parte di questo peto nell’universo che oggi siamo costretti a chiamare Corigliano-Rossano, perchè l’acronimo «Co.Ro» in noi peggiora la situazione verso la dissenteria! E sottoscriviamo il manifesto coraggioso di Aldo.

Esso è rivolto solo ai coriglianesi, ma allo stesso modo potrebbe essere rivolto con le stesse parole agli amici rossanesi.

C’è bisogno di spiegarne il perché, amici coriglianesi e rossanesi insieme?! No.

Noi non le sprechiamo, le parole. 

Mentre Aldo grida solo «Vergogna!», Marco riempie una pagina farfugliando di «orgoglio», di «coraggio», addirittura di «democrazia» e di «rivoluzione», toccando la sua apoteosi quando con finta convinzione scrive che «quello è stato il gesto più lungimirante che questo territorio abbia compiuto nell’ultimo secolo. E su questo non si discute».

Si discute, invece, eccome se si discute! E non è affatto «politica che parla alla pancia dei cittadini», perché a mettere in discussione la fusione sono proprio i cittadini che 5 anni or sono si sono fatti infinocchiare da quattro impostori peggiori di Wanna Marchi.

Sì, i cittadini: quelli di Rossano quanto quelli di Corigliano. Ciò mentre le «menti illuminate e brillanti» dei quali Marco blatera – quelli che la fusione l’hanno teorizzata fino a questo “bel risultato” – non sono «spariti» come scrive Marco rimpiangendoli (sic!), ma proprio come il “mago” brasiliano Mário Pacheco do Nascimento, l’amico di scorribande truffaldine di Wanna Marchi, alla malaparata se ne sono scappati in Brasile e adesso proprio come lui si sono re-inventati parrucchieri a Salvador de Bahia! direttore@altrepagine.it

Di FABIO BUONOFIGLIO

Classe 1974. Spirito libero, animo inquieto e ribelle. Giornalista. Negli ultimi 25 anni collaboratore e redattore di diverse testate quotidiane e periodiche regionali nel Lazio e nella sua Calabria. Nel 2011 fonda AltrePagine, la propria creatura giornalistica che da allora dirige con grande passione.

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