La sentenza dello scorso 27 settembre è stata depositata nella giornata di ieri  

Avevano impugnato la maxi-confisca dei loro beni di famiglia. Ch’era stata disposta dapprima dal Tribunale e nel 2020 confermata dalla Corte d’Appello di Catanzaro, a seguito della condanna definitiva per associazione mafiosa del loro congiunto Mario Straface, 69 anni (foto), noto ex imprenditore di Corigliano-Rossano, da alcuni anni tornato libero dopo avere scontato in carcere la sua pena a 8 anni di reclusione inflittagli nel maxi-processo “Santa Tecla”.

I cui giudici, dal primo all’ultimo grado di giudizio, l’avevano ritenuto intraneo al locale di ‘ndrangheta di Corigliano. Quella stessa inchiesta giudiziaria portò allo scioglimento per infiltrazioni mafiose dell’ex Comune di Corigliano quando sindaca era Pasqualina Straface, sorella di Mario ed attuale consigliera regionale di Forza Italia.

Il ricorso ai giudici di Salerno

Con decreto del 13 ottobre 2021, i giudici della Corte d’Appello di Salerno competente per giurisdizione, cui i loro avvocati avevano fatto ricorso, avevano motivatamente confermato la confisca patrimoniale, ritenendo inammissibile la loro istanza.

Protagonisti della vicenda giudiziaria sono lo stesso Mario Straface, assieme ai suoi figli, a una sorella, ad alcuni nipoti e ad una cognata: Santino Straface, di 39 anni, Davide Straface, di 38, Rosella Straface, di 41, Gemma Straface, di 33, Lucia Straface, di 56, Santo Straface, di 43, Fabio Straface, di 40, Nunzia Chiacchio, di 62.

La loro istanza di revoca ai giudici salernitani si basava sul fatto che nel procedimento che aveva condotto alla confisca patrimoniale non era stata analizzata la sentenza irrevocabile della Corte d’Appello di Catanzaro, che, il 16 febbraio del 2016, aveva disposto la restituzione dei beni per assenza di sproporzione tra entrate ed uscite.

La Corte d’Appello di Salerno aveva dichiarato inammissibile il ricorso, ritenendo che la nozione di “prove nuove decisive” non include le prove preesistenti, ancorché scoperte successivamente alla conclusione del procedimento, e che nel merito della questione era assorbente il rilievo che il tema sollevato dalla sentenza della Corte d’Appello di Catanzaro con la sentenza del 16 febbraio 2016 era stato non solo introdotto, ma anche valutato dal giudice della prevenzione, che aveva disposto una perizia proprio al fine d’affrontare i punti di divergenze tra le diverse ricostruzioni contabili che avevano condotto alle due decisioni in tema di confisca di prevenzione e di confisca allargata, e che, in ogni caso, il termine per la proposizione della richiesta di revoca doveva intendersi oramai spirato, poiché andava individuato nel momento (26 novembre 2020) in cui era stata assunta la decisione della Corte di Cassazione che aveva dichiarato l’inammissibilità del ricorso proposto avverso il decreto applicativo della confisca, e non nel momento del deposito della motivazione (3 febbraio 2021).

L’ultima “parola” della suprema Corte di Cassazione

Gli Straface avevano insistito, ricorrendo pure in Cassazione. Ai cui supremi giudici i loro legali avevano richiesto la revoca dell’ordinanza della Corte d’Appello salernitana, e, quindi, della confisca patrimoniale oggetto della stessa.

Il sostituto procuratore generale della Corte di Cassazione, Vincenzo Senatore, aveva motivatamente richiesto il rigetto del ricorso, ma i giudici della Quinta sezione penale (presidente Gerardo Sabeone, relatore Giuseppe De Marzo) con sentenza dello scorso 27 settembre, depositata nella giornata di ieri, l’hanno altrettanto motivatamente dichiarato inammissibile. Ritenendo, in riferimento alla sentenza del 2016 della Corte d’Appello di Catanzaro, che «non è la valorizzazione della stessa come “prova nuova” che può condurre a creare irritualmente una sede nella quale riproporre una questione che attiene semplicemente al merito della decisione dell’originario decreto e che è stata motivatamente affrontata».

E in Cassazione gli Straface sono stati condannati al pagamento delle spese processuali, nonché al versamento, in favore della Cassa delle ammende, di 3 mila euro.

Al centro dello scatto, Mario e Pasqualina Straface coi loro familiari in occasione del compleanno di Mario nel 2019

Nei mesi scorsi, il prefetto di Cosenza, Vittoria Ciaramella, in applicazione delle norme del Codice Antimafia, aveva emesso la prevista interdittiva (LEGGI QUI) nei confronti di Immacolata Vita, moglie di Mario Straface, in relazione all’attività del noto e storico lido balneare, ristorante e pizzeria “Snoopy” di cui la stessa risulta titolare. direttore@altrepagine.it 

Di FABIO BUONOFIGLIO

Classe 1974. Spirito libero, animo inquieto e ribelle. Giornalista. Negli ultimi 25 anni collaboratore e redattore di diverse testate quotidiane e periodiche regionali nel Lazio e nella sua Calabria. Nel 2011 fonda AltrePagine, la propria creatura giornalistica che da allora dirige con grande passione.

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