I giudici del Tribunale del riesame di Catanzaro oggi si sono pronunciati sulle istanze formulate da parte degli avvocati difensori di due tra gl’indagati arrestati all’alba dello scorso 6 dicembre a Corigliano-Rossano, per effetto d’una ordinanza applicativa di misure cautelari emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale catanzarese, Giuseppe De Salvatore, su richiesta del procuratore distrettuale Antimafia Nicola Gratteri, del procuratore aggiunto Giancarlo Novelli e del sostituto Alessandro Riello. 

Soltanto in due, infatti, avevano presentato istanza di riesame ai giudici della libertà:

si tratta del 32enne coriglianese Francesco Cufone (nella foto d’apertura), difeso dall’avvocato Antonella Ferrigno del foro di Castrovillari, e del 19enne anch’egli coriglianese Bruno Arturi, difeso dall’avvocato Antonio Pucci anch’egli del foro castrovillarese. 

Cufone è accusato d’occultamento d’armi e traffico di droga in concorso con altri

A Cufone il gip aveva applicato la misura cautelare in carcere: il 32enne è infatti accusato, in concorso con altri, d’avere occultato, nei primi giorni dello scorso mese d’agosto in un casolare abbandonato di contrada Fabrizio a Corigliano-Rossano, un arsenale d’armi poi rinvenuto dai carabinieri (LEGGI QUI).

Tra quelle armi vi sono quelle che lo scorso 3 maggio, a Schiavonea di Corigliano-Rossano, erano state usate per compiere l’omicidio del pregiudicato 57enne Pasquale Aquino alias Pasquale ‘U spusato, e quella usata il successivo 1° giugno, in contrada Pirro Malena sempre a Corigliano-Rossano, nel tentato omicidio del pregiudicato 39enne Cosimo Marchese detto “Il diavolo”.

Entrambi fatti di sangue di stampo ‘ndranghetista, ma a Cufone non viene contestato nè l’omicidio nè il tentato omicidio.

Le armi rinvenute dai carabinieri ad agosto nel nascondiglio di contrada Fabrizio

Da qui l’aggravante dell’agevolazione mafiosa, così come per l’altro capo d’imputazione a carico di Cufone, un traffico di cocaina che avrebbe compiuto sempre in concorso con altri nel precedente mese di luglio scorso. 

Per i giudici del riesame Cufone deve dunque restare in carcere. 

Arturi è indagato per aver partecipato al taglio mafioso di 80 piante in un agrumeto

A carico di Bruno Arturi, cui il primo giudice aveva applicato la misura degli arresti domiciliari, c’è invece soltanto un episodio di danneggiamento compiuto in concorso con altri co-indagati durante la notte del 16 luglio scorso, quando il gruppo avrebbe tagliato ben 80 piante di clementine in un agrumeto delle campagne coriglianesi, con l’aggravante della finalità mafiosa (LEGGI QUI)

Bruno Arturi

Ad Arturi, a distanza d’un mese i giudici hanno restituito la libertà personale, sostituendogli la misura cautelare degli arresti domiciliari col divieto di dimora nel Comune di Corigliano-Rossano. direttore@altrepagine.it

Di FABIO BUONOFIGLIO

Classe 1974. Spirito libero, animo inquieto e ribelle. Giornalista. Negli ultimi 25 anni collaboratore e redattore di diverse testate quotidiane e periodiche regionali nel Lazio e nella sua Calabria. Nel 2011 fonda AltrePagine, la propria creatura giornalistica che da allora dirige con grande passione.

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