Nell’ottobre del 2016 era rimasto coinvolto nell’inchiesta anti-droga “Old mill condotta dai carabinieri dell’allora Compagnia di Corigliano e coordinata dalla Procura di Castrovillari.

L’indagine, e la relativa operazione di polizia giudiziaria, portò all’arresto di 9 persone. Altre 10 persone rimasero invece indagate a piede libero, ma andarono lo stesso a processo.

Tra questi ultimi proprio il 33enne pregiudicato coriglianese di Corigliano-Rossano, Alfonso Scarcella detto Votamenzullu (foto), che per un periodo ebbe l’obbligo di firma in caserma.

Ecco come i carabinieri intercettarono i primi 3 etti di “coca” provenienti dalla Locride

L’inchiesta scattò e s’allargò nell’aprile del 2015 dopo un inseguimento a distanza, discreto e mirato, lungo la strada provinciale 241 che dallo svincolo autostradale di Tarsia conduce verso il Coriglianese. I carabinieri, in borghese, tenevano d’occhio un’auto con a bordo due persone sospette, provenienti dalla Locride, nel Reggino, in particolare dal Comune di Africo.

Una volta giunti a destinazione, forse i due avevano a loro volta sospettato che quell’auto che avevano alle calcagna da qualche chilometro poteva essere un’auto civetta di poliziotti, finanzieri o carabinieri. Quindi, parcheggiata l’auto nei pressi d’un ristorante-pizzeria, i due erano scesi e uno di loro s’era disfatto di qualcosa, gettando con cura l’oggetto in un anfratto “sicuro”.

Il particolare, ovviamente, non era sfuggito agli occhi di chi li stava pedinando a fini investigativi. Quel “qualcosa”, infatti, pochi minuti dopo era stato raccolto dal luogo in cui era stato recitalmente buttato, da parte d’un sottufficiale dell’Arma. Era un involucro termosigillato contenente ben tre etti di sostanza stupefacente: cocaina.

Pochi attimi dopo erano scattate le manette ai polsi dei due reggini e dei loro “compari” locali. I quali, secondo gl’investigatori dell’Arma, attendevano, nei pressi del ristorante, la consegna della “coca”.

L’asse Corigliano-Trebisacce e quell’agriturismo come “base”

Il “capo” locale era un pizzaiolo originario di Cassano Jonio allora gestore d’un agriturismo a Trebisacce, “Il vecchio mulino”, da qui il nome in inglese dato all’operazione, “Old mill” appunto. Il cassanese era già molto noto negli ambienti investigativi locali.

Le immediate perquisizioni personali e veicolari avevano permesso ai carabinieri di rinvenire pure una consistente somma di denaro contante non “giustificato” – circa 21 mila euro – parte della quale secondo gl’inquirenti doveva essere impiegata per pagare la droga.

Gli arresti dell’ottobre 2016

Un anno e mezzo dopo gli stessi carabinieri diedero esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Castrovillari, Letizia Benigno, su richiesta del sostituto procuratore Valentina Draetta, nei confronti del titolare di quell’agriturismo e d’altre 8 persone, la maggior parte di Corigliano.

L’inchiesta, però, affondava le radici in un paio d’anni prima degli arresti. Quando, cioè, nel settembre del 2014, due cittadini di Trebisacce presentarono le loro rispettive denunce per i reati di lesioni personali e di tentata estorsione nei confronti del titolare del “Vecchio mulino”. Proprio a partire da quelle denunce i carabinieri individuarono l’esistenza d’una fitta rete di spaccio di cocaina sull’asse Trebisacce-Corigliano.

Le intercettazioni e i filmati

Fu un’indagine condotta certosinamente e per mesi, pure attraverso l’utilizzo d’intercettazioni telefoniche ed ambientali oltre che di riprese video. Operazioni che consentirono ai detective dell’Arma di monitorare gl’incontri tra i vari complici, avvenuti proprio in quell’agriturismo, che rappresentava una preziosa copertura rispetto alle attività illecite che vi si perpetravano all’interno.

Durante l’attività investigativa era emerso il frequente ricorso ad un linguaggio criptico in cui gli stupefacenti venivano appellati “alberi”, “camicette”, “moto”, “neve”, spesso in riferimento all’occultamento, al taglio, al confezionamento, al trasporto ed alla cessione della cocaina. Le telecamere installate in prossimità dell’agriturismo avevano permesso di registrarne i movimenti interni:

gli acquirenti facevano ingresso generalmente tramite un’entrata secondaria. Lo stupefacente veniva occultato in diversi luoghi, persino sotto tegole e tettoie, autovetture o cespugli. Nel corso delle indagini erano stati sequestrati quasi 7 etti di cocaina e denaro contante per 40 mila euro.

L’avvocato Andrea Salcina

Alfonso Scarcella Votamenzullu però non c’entrava niente. E dopo sei anni e mezzo, lo scorso 22 marzo, è stato assolto dai giudici del Tribunale di Castrovillari dal capo d’imputazione che gli era stato allora contestato, con la formula “perché il fatto non sussiste”. Il 33enne è stato difeso dall’avvocato Andrea Salcina del locale foro. direttore@altrepagine.it 

Di FABIO BUONOFIGLIO

Classe 1974. Spirito libero, animo inquieto e ribelle. Giornalista. Negli ultimi 25 anni collaboratore e redattore di diverse testate quotidiane e periodiche regionali nel Lazio e nella sua Calabria. Nel 2011 fonda AltrePagine, la propria creatura giornalistica che da allora dirige con grande passione.

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