I rapporti di ‘ndrangheta che corrono lungo la direttrice jonica della Statale 106 tra Cirò Marina, Corigliano-Rossano, Sibari di Cassano Jonio e il resto del comprensorio della Sibaritide, sono storia giudiziaria inconfutabile ed attualità al contempo. 

A confermarlo è l’inchiesta denominata “Ultimo atto”, condotta dalla Procura distrettuale Antimafia di Catanzaro diretta da Nicola Gratteri, che poco meno di due mesi fa nel Cirotano ha portato ad una nuova infornata d’arresti e carcerazioni. 

Le “buste” dei Coriglianesi e dei Rossanesi in occasione del matrimonio della figlia del boss Marincola

Tra le carte d’indagine c’è finito pure il matrimonio, celebratosi il 22 agosto del 2020, tra Maurizio Zito ed Enza Marincola, quest’ultima figlia del boss condannato definitivo a 30 anni di carcere Cataldo Marincola, uno dei leader storici del Crimine di Cirò detenuto da tempo al 41-bis.

Ad occuparsi dell’organizzazione della festa nuziale furono i plenipotenziari locali della ’ndrangheta, che fecero recapitare gl’inviti ai colleghi ‘ndranghetisti d’altre zone, raccolsero le buste coi soldi mandate come regalo dalle altre organizzazioni criminali e pagarono le spese per il banchetto al ristorante. 

L’evento fu ovviamente “monitorato” dalle forze dell’ordine, ma questo gli ‘ndranghetisti lo immaginavano benissimo, come s’evince dalla lettura delle trascrizioni d’alcune intercettazioni telefoniche.

Il reggente del Crimine cirotano, fino al suo recentissimo arresto, secondo i magistrati inquirenti era Luigi detto “Gino” Vasamì. L’uomo, finito in carcere lo scorso febbraio assieme ad altri, aveva raccomandato ai familiari degli sposi di segnare gl’importi di denaro donati dagli invitati “forestieri” – ai quali loro avrebbero dovuto poi ricambiare in altre occasioni – e di strappare i bigliettini:

«Che può essere pure che qualche giorno fanno la perquisizione»

In un passaggio del narrato investigativo si fa riferimento ai Coriglianesi, dal momento che sorse il sospetto che qualcuno di Cirò potesse avere sottratto qualche banconota dalla busta mandata loro da quegli amici, perché 800 euro parevano pochi.

Nessun dubbio, invece, sull’importo corrisposto dai Rossanesi, che avevano consegnato una busta chiusa.

Nomi eccellenti tra i nuovi “pentiti”

Tra Cirò e Corigliano-Rossano negli ultimi anni si sono chiamati fuori dalle file della ‘ndrangheta alcuni esponenti di primissimo piano, oggi dunque nel novero dei “pentiti”. 

Dall’inverno del 2018 collabora coi magistrati dell’Antimafia catanzarese il cirotano Francesco Farao, figlio del boss ergastolano Giuseppe Farao e nipote del boss Silvio Farao anch’egli detenuto a vita e al 41-bis come il fratello. Il maxi-processo denominato “Stige” è anche “opera” di colui che la propria famiglia l’ha addirittura rinnegata al cospetto dei giudici.  

Francesco Farao

Nella primavera del 2021 è giunto al “pentimento” il boss rossanese Nicola Acri detto “Occhi di ghiaccio” (nella foto d’apertura), spietato killer oggi certamente reo confesso degli omicidi che ha compiuto. Soltanto in un paio di processi, tuttavia, sono approdati alcuni verbali contenenti sue dichiarazioni auto ed etero-accusatorie, e le sue successive deposizioni (LEGGI QUI, QUI E QUI).

Il resto di Nicola Acri – con ogni probabilità una “montagna” di confessioni, ricostruzioni di fatti ed accuse – è un “libro” ancora tutto inedito.   

A Corigliano-Rossano vi sarebbe pure qualche altro collaboratore di giustizia recente, anche se conferme ufficiali non ve ne sono:

d’altronde, qui, l’ultima maxi-inchiesta antimafia, quella denominata “Santa Tecla”, risale a quasi 13 anni fa…    

Da qualche settimana ha saltato il fosso anche un altro cirotano dal cognome eccellente:

è Gaetano Aloe, figlio di quel boss Nicodemo detto “Nick” Aloe ucciso nel gennaio del 1987 proprio dai suoi sodali dopo che la ’ndrangheta cirotana l’aveva fatta diventare potente. 

Gaetano Aloe

C’è da scommettere che il figlio di Aloe, quello di Farao, Acri “Occhi di ghiaccio”, ed eventuali altri “pentiti”, abbiano già disvelato e stiano continuando a disvelare la ragnatela di rapporti criminali più recenti intercorsi sul lungo asse Cirò-Corigliano-Rossano-Cassano. direttore@altrepagine.it

Di FABIO BUONOFIGLIO

Classe 1974. Spirito libero, animo inquieto e ribelle. Giornalista. Negli ultimi 25 anni collaboratore e redattore di diverse testate quotidiane e periodiche regionali nel Lazio e nella sua Calabria. Nel 2011 fonda AltrePagine, la propria creatura giornalistica che da allora dirige con grande passione.

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