Le previsioni di fine ottobre 2021 si sono rivelate più che fondate: «contesto criminale in gran fermento e consorterie in fase di assestamento»

Il 28 ottobre del 2021, la Commissione parlamentare Antimafia della scorsa legislatura giunse in missione nella Prefettura di Cosenza per audire prefetto, questore, comandanti provinciali di carabinieri e guardia di finanza, magistrati e rappresentanti della Direzione investigativa Antimafia.

Alcuni dei risultati di conoscenza acquisiti durante quell’intensa giornata di lavoro sono stati resi pubblici nelle ultime ore tra le pagine non coperte da omissis della Relazione finale riferita a quella missione.

Il comandante provinciale dei carabinieri, colonnello Agatino Saverio Spoto – viene testualmente riportato nella relazione – «ha rimarcato la importanza attribuita dalle cosche criminali di ‘ndrangheta al controllo del territorio, in buona parte mantenuto anche successivamente all’esecuzione delle operazioni di polizia giudiziaria che momentaneamente disarticolano i sodalizi:

questi cercano di riorganizzarsi con il reclutamento di nuove leve sia e in buona misura anche grazie al ritorno in libertà dei sodali al termine del periodo di detenzione»

Il colonnello Spoto

L’assenza di collaborazione dei cittadini

Sempre con le parole dell’alto ufficiale dell’Arma, la provincia di Cosenza viene descritta come un territorio «in cui manca la collaborazione della popolazione, atteso che l’imprenditore o la persona intimidita segnalano e denunciano ma, nella maggior parte dei casi, collaborano solo se messi di fronte al fatto compiuto»

La relazione finale della Commissione parlamentare Antimafia spiega poi che «nel tempo le cosche del cosentino si sono sempre più specializzate nella perpetrazione di reati “di nicchia” finalizzati prevalentemente al riciclaggio e al reimpiego di capitali provenienti da attività illecite nonché nella gestione dei flussi finanziari derivanti dalla realizzazione di grandi opere infrastrutturali:

attività di new economy che viene completata attraverso il riciclaggio di capitali ed il successivo reinvestimento in attività produttive localizzate in ambito nazionale e transnazionale»

La mappa criminale della provincia di Cosenza

L’allarme-Sibaritide

Circa il vasto comprensorio della Sibaritide, in particolare viene evidenziato che esso «si presenta come il contesto criminale di maggior fermento, dove vi sono consorterie in fase di assestamento che, secondo quanto riferito dagli auditi, non esclude la possibilità del reiterarsi di fatti di sangue»

Previsioni che il 28 ottobre 2021 erano più che fondate. Il 4 aprile dell’anno successivo, infatti, in contrada Gammellone al confine tra i comuni di Cassano Jonio e Castrovillari, sono stati freddati a colpi di pistola il pregiudicato 57enne cassanese Maurizio Scorza soprannominato ‘U cacagliu e la 38enne moglie tunisina Hedli Hanene:

per avere recitato una parte fondamentale in questo duplice omicidio, sette mesi dopo è finito in carcere un incensurato, ma nomi e volti di mandanti ed esecutori materiali sono ancora ignoti (LEGGI QUI).

L’auto in cui furono trovati i corpi di Maurizio Scorza e della moglie tunisina

Il successivo 3 maggio, nel pieno centro della Marina di Schiavonea a Corigliano-Rossano, proprio sotto casa sua, è stato ammazzato a colpi di pistola e mitraglietta il pregiudicato 57enne del luogo Pasquale Aquino inteso come ‘U sposatu, pure in questo caso i presunti responsabili dell’omicidio sono stati assicurati alla giustizia dopo appena sette mesi (LEGGI QUI) e sono sospettati anche del tentato omicidio del pregiudicato 39enne Cosimo Marchese detto ‘U diavolu, scampato miracolosamente a un attentato compiuto a colpi di fucile caricato a pallettoni il 1° giugno, nemmeno un mese dopo l’omicidio Aquino, in contrada Pirro-Malena di Corigliano-Rossano.

I carabinieri sulla scena dell’omicidio Aquino

Da quelle audizioni del 28 ottobre 2021, il territorio ha dovuto dunque fare i conti con ben altri tre morti ammazzati e un tentato omicidio, i cui moventi sono stati cristallizzati nell’ambito criminale del traffico degli stupefacenti.

Droga e ingerenze sui lavori pubblici

Non solo e soltanto droga, però. Sì, perché dalle risultanze delle audizioni della Commissione parlamentare Antimafia di fine ottobre 2021 emerge soprattutto che le leve dei «mutati equilibri criminali» sarebbero «la gestione delle rilevanti ricadute finanziarie connesse alla progettazione e realizzazione di importanti opere infrastrutturali sul territorio, quali l’aviosuperficie nella Piana di Sibari, l’elettrificazione e il ri-ammodernamento della linea ferroviaria, i cantieri aperti per la costruzione del nuovo ospedale della Sibaritide e del cosiddetto “Megalotto” della Strada statale 106 Jonica».

Numerosi, infatti, sono stati gli atti intimidatori verificatisi anche di recente all’interno dei più importanti cantieri aperti.

La Relazione della Commissione parlamentare Antimafia fa il paio con quella semestrale della Direzione investigativa Antimafia resa pubblica in contemporanea e riferita al primo semestre del 2022.

Qui, sul fronte organizzativo criminale, viene riportato:

«Sul versante jonico cosentino, compreso tra la Sibaritide e Scanzano Jonico (MT), permane l’egemonia a Cassano allo Ionio degli Abbruzzese e i Forastefano-Portoraro-Faillace, mentre a Rossano si conferma l’operatività dei Gallluzzi-Acri-Morfò.

Nella medesima area altri gruppi minori risulterebbero dediti prevalentemente al traffico di stupefacenti e alle estorsioni, commesse, in particolare, in danno di attività commerciali e imprenditoriali nel settore turistico».

Nulla di nuovo, dunque, almeno in ciò che sta fuori dal campo degli omissis investigativi… direttore@altrepagine.it

Di FABIO BUONOFIGLIO

Classe 1974. Spirito libero, animo inquieto e ribelle. Giornalista. Negli ultimi 25 anni collaboratore e redattore di diverse testate quotidiane e periodiche regionali nel Lazio e nella sua Calabria. Nel 2011 fonda AltrePagine, la propria creatura giornalistica che da allora dirige con grande passione.

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