Con ogni probabilità, nell’udienza del prossimo 26 maggio che si celebrerà dinanzi al giudice Chiara Esposito del Tribunale di Catanzaro verrà pronunciato il dispositivo di sentenza nei confronti del 40enne Giorgio Arturi (foto a sinistra) e del 50enne Fabio Barilari (a destra).

Si tratta dei due pregiudicati coriglianesi che agl’inizi del mese d’agosto scorso erano stati arrestati e incarcerati dai carabinieri con l’accusa d’avere compiuto un’estorsione mafiosa ai danni del titolare d’un locale pubblico di Piazzetta Portofino, alla Marina di Schiavonea di Corigliano-Rossano. 

I due odierni imputati nell’udienza tenutasi l’altro ieri sono stati ammessi dal giudice al processo con rito abbreviato.

Arturi e Barilari – difesi dagli avvocati Pasquale Di Iacovo, Giovanni Scatozza e Pasquale Madeo del foro di Castrovillari – erano stati denunciati dalla stessa presunta vittima dell’estorsione. Un fatto estorsivo che secondo l’accusa è aggravato dal metodo, dalla finalità e dall’agevolazione mafiosa.

L’esercente dal quale avrebbero preteso la “mazzetta”, il 42enne del luogo Giuseppe Flora, titolare de “Al solito posto”, bar-kebaberia-rosticceria situato proprio nella piazza della movida estiva coriglianese, nell’udienza di avantieri s’è costituito parte civile in giudizio con l’avvocato Saverio Francesco De Bartolo del foro di Cosenza.

La movida estiva in piazzetta alla Marina di Schiavonea

Nel processo è stata ammessa quale parte civile anche l’associazione anti-racket “Lucio Ferrami” di Cosenza, rappresentata dall’avvocato Albino Domanico del foro cosentino.

Al racconto della richiesta del “pizzo” – 1000 euro da corrispondere in due rate, fra i primi giorni e la metà d’agosto – fatto da Flora ai carabinieri, gli uomini del Reparto territoriale dell’Arma avevano fatto immediatamente seguire una precisa attività investigativa di tipo tecnico (LEGGI QUI). Fino alla sera della materiale consegna della busta gialla contenente quell’«aiuto per gli amici», e cioè le banconote con le matrici precedentemente segnate proprio dagli stessi detective della Sezione operativa.

Fu infatti un’indagine-lampo, durata pochissimi giorni e corroborata da intercettazioni ambientali e video-registrazioni all’interno del locale preso di mira dai due presunti estorsori.

Tanto Arturi quanto Barilari si trovano detenuti in carcere dalla sera del 4 agosto, Arturi nel penitenziario di Palmi, Barilari in quello di Vibo Valentia.

Fabio Barilari è il fratello del boss di ‘ndrangheta Maurizio Barilari, fino all’estate del 2009 capo ‘ndrina di Corigliano ed oggi con condanne definitive a 28 e a 19 anni di carcere nei maxi-processi “Timpone Rosso” e “Santa Tecla” per associazione mafiosa, concorso in 3 omicidi ed estorsioni, detenuto da 13 anni e mezzo al 41-bis nel penitenziario de L’Aquila.

Nel maxi-processo “Santa Tecla” pure Fabio Barilari era stato condannato in via definitiva a 12 anni di carcere per associazione mafiosa ed estorsione. Scontata la pena detentiva nella casa circondariale di Melfi, era tornato il libertà vigilata da un paio d’anni in qua, prima del suo nuovo arresto la sera del 4 agosto scorso (LEGGI QUI).

Il processo per estorsione mafiosa è stato istruito dal procuratore della Direzione distrettuale Antimafia di Catanzaro, Nicola Gratteri, dal suo aggiunto Giancarlo Novelli e dal sostituto Alessandro Riello. Quest’ultimo rappresenta la pubblica accusa nel processo. 

Il procuratore antimafia Nicola Gratteri

Nei confronti di Arturi e Barilari la Procura Antimafia aveva richiesto il giudizio immediato, sulla scorta delle prove a loro carico. I difensori dei due imputati avevano perciò formulato al giudice Esposito la loro richiesta di giudizio abbreviato, finalizzata ad ottenere lo sconto d’un terzo sulle eventuali pene che saranno applicate.

Lo scorso 6 dicembre, Arturi è stato raggiunto da un’altra ordinanza di custodia cautelare in carcere, spiccata sempre dalla Procura Antimafia diretta da Gratteri, che lo vede indagato assieme ad altre 4 persone per l’omicidio del pregiudicato 57enne coriglianese Pasquale Aquino alias Pasquale ‘U spusato, ucciso a colpi di pistola la sera del 3 maggio scorso davanti casa sua alla Marina di Schiavonea, oltre che per traffico di droga (LEGGI QUI). direttore@altrepagine.it

Di FABIO BUONOFIGLIO

Classe 1974. Spirito libero, animo inquieto e ribelle. Giornalista. Negli ultimi 25 anni collaboratore e redattore di diverse testate quotidiane e periodiche regionali nel Lazio e nella sua Calabria. Nel 2011 fonda AltrePagine, la propria creatura giornalistica che da allora dirige con grande passione.

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