Leggiamo, qua e là, adrenaliniche prese di posizione politiche, disquisizioni di giureconsulti della domenica e finanche erudite ricostruzioni storico-giornalistiche sul fu tribunale di Rossano, coi rossanesi (e solo loro, se si fa eccezione di qualche loro sguattero coriglianese) che da qualche settimana sono tornati a rivendicarne la riapertura.

A riaccendere loro questa noiosa, stantìa, stucchevole miccia, un senatore di questa Repubblica delle banane, ovviamente rossanese e per di più pluri-imputato per reati vari.

Gli stessi rossanesi che da sempre si credono i potenti padroni di qualsivoglia vapore, si videro tolto il loro funzionale giocattolo giudiziario (perché di questo si trattava):

proprio loro, allora 38 mila – perché l’annessione di Corigliano e dei 40 mila coriglianesi venne dopo e proprio a causa di quella perdita, in funzione d’una ipotetica “riconquista” – mentre il Tribunale di Paola coi suoi 16 mila abitanti, quello di Castrovillari con 20 mila, quello di Palmi con 18 mila, e quello di Locri con 12 mila, non venivano interessati dalla riforma della geografia giudiziaria dell’allora ministro della giustizia Paola Severino in quell’anno 2012 benedetto dal Signore anche per questo.

Politicanti, neo esperti d’organizzazione della giustizia, giornalisti e storici rossanesi giammai fanno un benchè minimo cenno a quel ch’era diventato, diciamo nei suoi ultimi 30-40 anni d’attività, quel che loro amano definire «presidio di giustizia», di cui è stata cancellata una storia lunga quasi un secolo e mezzo e che un tempo fu pure Corte d’Assise.

Un articolo del tempo del nostro giornale, a firma del compianto e coraggioso avvocato Salvatore Sisca

Sanno, ma fanno finta di non sapere, che al Ministero della Giustizia quanto al Consiglio superiore della magistratura, ma anche al Consiglio nazionale forense, negli anni erano giunte decine di dossier poco edificanti – diciamo così – che c’erano state ispezioni ministeriali e dell’organo d’autogoverno della magistratura;

sanno, ma fanno finta di non sapere, che c’era un giudice che non scriveva le sentenze e dunque non le depositava – centinaia di sentenze – e che al suo lavoro preferiva frequentare i night club gestiti dalla malavita organizzata che gli offriva prostitute e champagne, e che quel giudice poi finì in galera addirittura per collusioni con la camorra;

sanno, ma fanno finta di non sapere, che c’era un pubblico ministero poi radiato dal Csm a seguito della sua condanna definitiva per pedo-pornografia minorile;

sanno, ma fanno finta di non sapere, che c’era qualche decina d’avvocati chiacchierati, che tali sono rimasti perché contavano più dei periferici giudici e magistrati che venivano mandati nel fu Tribunale di Rossano. Che oramai era diventata una cantina, un’osteria, un postribolo.

Ed è qui che bisogna cercare le responsabilità della politica, della classe imprenditoriale e culturale rossanese, ma anche di suoi settori coriglianesi…

Ecco perché nel 2012 venne accorpato al piccolo Tribunale di Castrovillari, piccolo non tanto per il numero d’abitanti che fa Castrovillari, ma soprattutto per l’entità, numerica, economica, e sostanziale, dei contenziosi e dei processi di qualsiasi tipo che trattava prima che ad esso venisse accorpato quello estinto di Rossano.

Ecco perché fu un caso più unico che raro l’accorpamento d’un tribunale più grande ad uno più piccolo.

Le distanze chilometriche tirate sempre in ballo dagli “analisti giudiziari” in riferimento ad avvocati e testimoni in cause e processi, sono solo un necessario disagio, dopo il bengodi della giustizia alla rossanese. Dove poteva capitare pure – così com’è capitato – che un’inchiesta per associazione a delinquere finalizzata al reato d’usura con diversi arrestati non arrivava neppure al processo, ma giungeva a prescrizione nel corso d’una interminabile udienza preliminare… 

Era dunque quello «il presidio che rappresenta la massima espressione della legalità»?

Una pagina di bestiario politico del nostro giornale nel 2012

Sappia, qualche intellettuale rossanese che s’avventura in una materia che evidentemente non conosce, che non vi sono «detenuti che vanno avanti e indietro dal grande carcere di Rossano per i vari gradi di giudizio», perchè nel carcere di Rossano vi sono detenuti tutti pressoché condannati in via definitiva e nessuno arrestato in via cautelare su disposizione dei giudici del Tribunale di Castrovillari. 

E anche se fosse?

Sarebbe un problema, questo, per i cittadini di Corigliano-Rossano e della Sibaritide? 

Suvvìa, basta con le sciocchezze!

Chi è causa del suo mal (tra i rossanesi) pianga se stesso… direttore@altrepagine.it

Di FABIO BUONOFIGLIO

Classe 1974. Spirito libero, animo inquieto e ribelle. Giornalista. Negli ultimi 25 anni collaboratore e redattore di diverse testate quotidiane e periodiche regionali nel Lazio e nella sua Calabria. Nel 2011 fonda AltrePagine, la propria creatura giornalistica che da allora dirige con grande passione.

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