Imputato – ed assolto – per il tentato omicidio di due extracomunitari: la lunga vicenda giudiziaria del netturbino oggi 51enne Giovanni Giorgio Epicoco

Dopo 13 anni ottiene dallo Stato la giusta riparazione dell’ingiusto danno subito, con un risarcimento di quasi 30 mila euro.

La vicenda che ha come protagonista il 51enne netturbino coriglianese Giovanni Giorgio Epicoco, residente alla Marina di Schiavonea di Corigliano-Rossano, risale alla fine di aprile del 2010. Quando l’uomo, all’epoca 38enne, fu arrestato dai carabinieri con delle accuse gravissime:

aver dato fuoco, in contrada Boscarello di Schiavonea nei pressi della sua abitazione, a una baracca di fortuna all’interno della quale in quel momento dormivano due cittadini extracomunitari d’origine nordafricana. 

Nella circostanza finì in manette pure la 55enne Anna Maria Levante, moglie di Epicoco, la quale si scagliò verbalmente contro i carabinieri e cercò pure d’impedire loro l’arresto del marito. La donna fu però subito rimessa in libertà in attesa del processo, così decisero i giudici dell’allora Tribunale di Rossano. 

La densa coltre di fumo provocata dal drammatico rogo di quella baracca intossicò uno dei due uomini che vi dormivano dentro, il quale fu costretto a farsi curare in ospedale con dieci giorni di prognosi per la guarigione.

Incendio doloso e duplice tentato omicidio:

queste le imputazioni che portarono Epicoco a processo. Prima del processo, però, l’oggi 51enne patì più d’un mese di carcere, un mese d’arresti domiciliari e poi l’obbligo di firma in caserma dai carabinieri, su disposizione dei giudici. 

A distanza di 7 anni, nel luglio del 2017 Epicoco fu assolto dai giudici del Tribunale di Castrovillari:

per non avere commesso il fatto.

Non fu lui, dunque, l’autore di quell’incendio in cui sarebbero potuti morire bruciati i due sventurati immigrati. Pure la moglie fu assolta. 

La sentenza nei confronti di Epicoco divenne irrevocabile dopo alcuni mesi dalla pronuncia dei giudici.

Epicoco, come la moglie difeso ed assistito in ogni fase della sua vicenda giudiziaria dall’avvocato Antonio Pucci del foro di Castrovillari, verso la fine del 2018 propose la propria istanza finalizzata ad ottenere dallo Stato la riparazione dell’onta subita.

L’avvocato Pucci

A pronunciarsi – favorevolmente e motivatamente – nei mesi scorsi è toccato ai giudici della Corte d’Appello di Catanzaro (presidente Gabriella Reillo, a latere Caterina Capitò e Domenico Commodaro). A pagare, tocca al Ministero dell’Economia e delle Finanze. direttore@altrepagine.it

Di FABIO BUONOFIGLIO

Classe 1974. Spirito libero, animo inquieto e ribelle. Giornalista. Negli ultimi 25 anni collaboratore e redattore di diverse testate quotidiane e periodiche regionali nel Lazio e nella sua Calabria. Nel 2011 fonda AltrePagine, la propria creatura giornalistica che da allora dirige con grande passione.

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