Le fasi dell’azione dei killer che ieri sera a Sibari hanno trucidato la 49enne Antonella Lopardo     

Nemmeno il tempo per la celebrazione della santa messa, nell’anniversario di quello che fino a ieri sera per la statistica era l’ultimo morto ammazzato di ‘ndrangheta nella Sibaritide, il pregiudicato 57enne Pasquale Aquino ucciso a colpi di pistola e mitraglietta davanti casa sua alla Marina di Schiavonea, a Corigliano-Rossano, un anno fa come oggi, in serata.

Il recente allarme della Commissione parlamentare Antimafia

E neanche il tempo per assimilarlo, l’allarme dello scorso 12 aprile contenuto nel testo della relazione della Commissione parlamentare Antimafia e reso pubblico quel giorno, in cui s’evidenzia che la Sibaritide

«si presenta come il contesto criminale di maggior fermento, dove vi sono consorterie in fase di assestamento che, secondo quanto riferito dagli auditi, non esclude la possibilità del reiterarsi di fatti di sangue».

L’audizione cui fa riferimento è quella del 28 ottobre 2021, quando la Commissione Antimafia della scorsa legislatura giunse in missione nella Prefettura di Cosenza per sentire il prefetto, il questore, i comandanti provinciali di carabinieri e guardia di finanza, i magistrati inquirenti e i rappresentanti della Direzione investigativa Antimafia.

I tre omicidi dell’anno scorso

Previsioni che s’erano rivelate più che fondate già il 4 aprile dell’anno successivo, quando nelle campagne tra Cassano Jonio e Castrovillari furono freddati a colpi di pistola il pregiudicato 57enne cassanese Maurizio Scorza e la 38enne moglie tunisina Hedli Hanene:

per avere recitato una parte fondamentale in quel duplice omicidio, sette mesi dopo finì in carcere un incensurato – che il 26 maggio prossimo andrà a processo (ne scrivevamo proprio ieri QUI), ma nomi e volti di mandanti ed esecutori materiali sono ancora ignoti.

Neanche un mese dopo toccò ad Aquino, e pure in questo caso i presunti responsabili dell’omicidio sono stati assicurati alla giustizia dopo appena sette mesi (LEGGI QUI) e gli stessi sono sospettati anche del tentato omicidio del pregiudicato 39enne Cosimo Marchese, scampato miracolosamente a un attentato compiuto a colpi di fucile caricato a pallettoni il successivo 1° giugno in contrada Pirro-Malena di Corigliano-Rossano. 

Le fasi dell’agguato di ieri sera

Agli ultimi tre morti ammazzati ieri sera se n’è aggiunto un quarto, ma in questo caso è una donna e con ogni probabilità vittima innocente della ‘ndrangheta, proprio come la moglie tunisina di Scorza.

La 49enne Antonella Lopardo, parrucchiera, originaria della frazione Doria di Cassano Jonio, da quando era sposata s’era stabilita qualche chilometro più a valle, in contrada Cicchitonno di Sibari lungo il primissimo tracciato della Strada statale 106 jonica, di fianco alla stazione di rifornimento carburanti di cui è titolare il marito. E il marito è il 53enne Salvatore Maritato, vecchia conoscenza delle forze dell’ordine e della magistratura.

Maritato, nel 2008 finì in carcere nell’ambito dell’operazione antimafia “Omnia” e successivamente venne condannato in via definitiva a 4 anni di reclusione per associazione mafiosa e a 5 per un episodio estorsivo relativo all’inchiesta parallela “Omnia 2”. Al tempo era ritenuto affiliato alla cosca ‘ndranghetista facente capo alla famiglia Forastefano di Cassano. 

I due coniugi ieri sera erano in casa, da soli, la figlia infatti vive nel Nord Italia. Dopo aver cenato stavano guardando un programma in televisione, quando, intorno alle 21,30, qualcuno ha suonato al campanello. La moglie stava per affacciarsi da un finestrone laterale e lì sotto è rimasta crivellata in una vera e propria tempesta di proiettili calibro 7,62 esplosi da un fucile mitragliatore kalashnikov e da pallottolle calibro 9×21 sparate da una pistola semiautomatica. Forse i sicari hanno visto solo l’ombra della persona sopraggiunta dietro la tenda che avvolgeva quel finestrone, pensando fosse proprio il loro “bersaglio” umano, che però non era la donna, trucidata e crivellata al torace e al volto.

Maritato ha immediatamente capito l’“antifona” e ha cercato riparo dietro una parete, barricato in casa, mentre la Lopardo era già morta sotto una trentina di colpi.

I due killer in quel frangente sono fuggiti assieme a un terzo complice che li aspettava a bordo di un’auto rubata, una Fiat Punto ritrovata bruciata questa notte stessa nella zona industriale di Corigliano lungo la Statale 106 jonica.

È probabile che fossero appostati lì da un bel po’ nella speranza che Maritato prima o poi uscisse di casa per ammazzarlo, ma la pioggia ieri sera ha indotto l’uomo a non uscire come era solito fare.

Per i carabinieri e i magistrati della Procura di Castrovillari e della distrettuale Antimafia di Catanzaro non ci sono dubbi che il vero obiettivo dei sicari fosse Maritato e non la moglie.

Il pregiudicato è stato ascoltato in nottata dall’inquirenti, ma non ha fornito alcuna indicazione utile finalizzata a cristallizzare il possibile movente della “missione di morte” da cui è scampato né la descrizione dei sicari, che ha detto di non aver visto perché fuori era buio pesto. 

Una delle ipotesi è che Maritato possa non avere riconosciuto il “ruolo” esercitato da chi oggi detiene la “reggenza” del locale di ’ndrangheta sibarita e che non si sia messo “a disposizione” per qualche servigio che gli era stato richiesto… direttore@altrepagine.it

Di FABIO BUONOFIGLIO

Classe 1974. Spirito libero, animo inquieto e ribelle. Giornalista. Negli ultimi 25 anni collaboratore e redattore di diverse testate quotidiane e periodiche regionali nel Lazio e nella sua Calabria. Nel 2011 fonda AltrePagine, la propria creatura giornalistica che da allora dirige con grande passione.

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